Uno studente ha chiesto al papa di smettere di usare espressioni offensive verso le persone omosessuali
Venerdì durante una conferenza online organizzata da un’università gesuita uno studente filippino ha chiesto a papa Francesco di smettere «di usare un linguaggio offensivo verso la comunità LGBTQIA+». Lo studente, che si chiama Jack Lorenz Acebedo Rivera e indossava una fascia arcobaleno, aveva spiegato di essere stato discriminato e vittima di bullismo «a causa della mia bisessualità, della mia omosessualità, della mia identità e per il fatto di essere figlio di un genitore single». Al riguardo Rivera ha anche chiesto al papa di «permettere il divorzio nelle Filippine». La successiva risposta del papa non affronta direttamente la questione del linguaggio offensivo.
A maggio durante una visita informale alla Conferenza episcopale italiana (CEI), cioè l’assemblea dei vescovi italiani, il papa aveva ribadito la sua contrarietà ad ammettere gli uomini gay nei seminari: usando un commento offensivo e denigratorio, in un contesto descritto come molto informale e con un tono colloquiale, aveva detto che nei seminari c’era «già troppa frociaggine». La sala stampa vaticana aveva poi pubblicato un comunicato in cui diceva che il papa non aveva «mai inteso offendere o esprimersi in termini omofobi», e rivolgeva «le sue scuse a coloro che si sono sentiti offesi per l’uso di un termine, riferito da altri».
La Chiesa cattolica considera l’omosessualità un peccato e mostra da sempre di avere un rapporto controverso con i propri sacerdoti omosessuali. L’espressione aveva suscitato scalpore in tutto il mondo, anche per via delle posizioni relativamente aperte che il papa aveva adottato in altre occasioni rispetto all’omosessualità e ad altre tematiche riguardanti le persone della comunità LGBT+ nella Chiesa.
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