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  • Lunedì 29 febbraio 2016

Starbucks aprirà il suo primo bar in Italia nel 2017, a Milano

Un bar di Starbucks a San Francisco. (Justin Sullivan/Getty Images)
Un bar di Starbucks a San Francisco. (Justin Sullivan/Getty Images)

Howard D. Schultz, presidente e CEO di Starbucks, la grande catena di caffetterie con 24mila negozi in tutto il mondo, ha annunciato mentre era a Milano per la settimana della moda che all’inizio del 2017 aprirà il suo primo bar in Italia, in centro a Milano (non si sa ancora dove, con precisione). Christian Rocca, direttore di IL, il magazine del Sole 24 Ore, ha incontrato Schultz per parlare dell’apertura del bar a Milano.

Arriva Starbucks. A Milano. È ufficiale. Me lo ha detto Howard Schultz, il gran capo del colosso di Seattle. Alto, super fit, faccia da presidente americano, ho incontrato l’ideatore di Starbucks in una casa patrizia delle Cinque Vie, nel cuore della vecchia Milano, dove ha riunito i suoi amici e partner italiani per raccontare lo sbarco nella patria del caffè espresso. Il primo Starbucks italiano aprirà all’inizio del 2017, in centro a Milano. Schultz non ha voluto aggiungere l’indirizzo, lo sapremo più avanti, ma ha aggiunto che sarà il primo di «alcuni» Starbucks che apriranno in altre città italiane nel corso dell’anno.

Il primo Starbucks italiano, ha spiegato, renderà omaggio alla cultura italiana, servirà cibo italiano, avrà un bancone come nei nostri bar e servirà una miscela di caffè creata apposta per i gusti dei milanesi. «Sarà un classico, dinamico ed elegante caffè Starbucks – ha detto Schultz  – solo che in termini di esperienza, di atmosfera e di design si noterà subito il profondo rispetto che nutriamo nei confronti del popolo italiano e della sua cultura del caffè».

Schultz ci tiene molto a sottolineare questo punto: «Starbucks non arriva in Italia con la pretesa di insegnarvi a tostare il caffè o a preparare e a consumare un espresso», ma «ci arriva con grande umiltà per presentare la nostra interpretazione dell’esperienza del caffè, la cui componente essenziale è quella di creare un senso di comunità, di terzo luogo, tra casa e posto di lavoro».

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