La nuova pubblicità di Apple con una pressa idraulica che distrugge prodotti culturali non sta piacendo a molti
Martedì 7 maggio Apple ha presentato il nuovo iPad Pro, una nuova versione del suo famoso tablet più sottile di tutte quelle presentate finora, con uno spessore di 5,1 millimetri. Durante la presentazione è stata mostrata anche la campagna pubblicitaria che accompagna il lancio del nuovo prodotto e che in molti hanno trovato disturbante. Lo spot mostra una enorme pressa che comprime strumenti musicali, barattoli di vernice, libri, schermi, emoji e altri prodotti culturali ottenendo come risultato finale il nuovo iPad Pro.
L’intento della pubblicità era di trasmettere l’idea della compattezza del nuovo tablet e al tempo stesso delle molte cose che si possono fare utilizzandolo, dal comporre musica al disegnare passando per la lettura dei libri, ma il fatto che le immagini mostrino più che altro gli effetti distruttivi della pressa in grande dettaglio ha comunicato a molti un concetto diverso: la distruzione dei prodotti culturali.
Tra le tante persone che hanno criticato lo spot sui social network c’è stato anche l’attore britannico Hugh Grant, che ha definito il video una «distruzione dell’esperienza umana». Altri hanno commentato segnalando impressioni simili e un certo senso di fastidio verso una delle società più ricche e potenti al mondo, vista metaforicamente come un’effettiva causa di distruzione.
La pubblicità era stata realizzata per segnalare che tutte le cose che si possono fare con gli oggetti finiti sotto la pressa possono essere fatte con un nuovo iPad Pro, ora più sottile e pratico da portare in giro. Alcuni hanno osservato che il messaggio dello spot è stato percepito diversamente forse a causa dei tempi in cui viviamo, con buona parte della comunità artistica per lo meno inquietata dai progressi raggiunti da alcuni sistemi di intelligenza artificiale nella produzione di nuovi contenuti, dalle immagini ai testi passando per i video. Apple gestisce inoltre una piattaforma di streaming e come altre è stata criticata dagli attori che l’anno scorso hanno protestato contro alcune politiche applicate proprio dalle piattaforme, senza contare le ricorrenti proteste da parte dei cantanti per i bassi ricavi derivanti dall’uso in licenza dei loro contenuti sulle app per ascoltare musica.
È probabile che a quella sensazione di distruzione, più che di compressione, abbia anche contribuito il successo di alcuni canali YouTube che mostrano la distruzione di oggetti proprio utilizzando presse idrauliche. Comprimere un concetto in poche decine di secondi non è del resto sempre semplice.