L’Arabia Saudita ha vietato Pokémon Go perché è l’Arabia Saudita
I più importanti religiosi dell’Arabia Saudita hanno fatto tornare in vigore il divieto di giocare ai Pokémon, che era stato fatto per la prima volta nel 2001, quando anche fuori dal Giappone arrivarono i giochi per Game Boy sui Pokémon. Pokémon Go – il gioco per smartphone che sfrutta la realtà virtuale e permette di catturare Pokémon nel mondo reale – non è ufficialmente disponibile in Arabia Saudita, ma molti utenti l’hanno scaricato comunque (come si faceva anche in Italia prima che il gioco arrivasse, il 15 luglio). Il Comitato Permanente delle Ricerche Scientifiche e dell’Iftâ – un’organizzazione che prende decisioni di giurisprudenza in base alla religione islamica – ha ripubblicato sul suo sito internet una fatwa, cioè la sentenza emessa da un’autorità religiosa, in cui dice che Pokémon Go porta al gioco d’azzardo e che i concetti alla base del gioco sembrano rifarsi alle teorie di Charles Darwin sull’evoluzione della specie (teorie che l’Arabia Saudita rifiuta). Nella fatwa è anche scritto che molti personaggio rappresentano o contengono simboli di devianze religiose o legati al sionismo internazionale. Il gioco è considerato illegale anche perché contiene riferimenti a forme di politeismo.
Saudi Arabia revives ban on 'un-Islamic' Pokémon in response to app https://t.co/aKCo2FzCco
— The Guardian (@guardian) July 20, 2016