Vent’anni da quell’Olanda-Italia in cui accadde di tutto
Poche partite nella storia del calcio italiano condensano più episodi memorabili di Olanda-Italia, semifinale degli Europei del 2000 giocata ad Amsterdam il 29 giugno di vent’anni fa. Era l’Italia allenata da Dino Zoff, composta da un gruppo di campioni che sei anni dopo vinse i Mondiali in Germania. C’erano Totti, Zambrotta, Del Piero, Nesta, Cannavaro e Inzaghi, ma anche Maldini, Di Livio e Delvecchio. Mancava Buffon, che dovette tornarsene a casa con un dito rotto ancora prima di cominciare: il suo posto da titolare fu dato a Francesco Toldo, il primo grande protagonista di quella semifinale.
Davanti a oltre 50.000 tifosi olandesi, tutti arancioni, la Nazionale giocò una delle partite più emblematiche dello stile calcistico italiano famoso in tutto il mondo, il catenaccio. Anche a causa dell’espulsione di Zambrotta dopo appena mezzora di gioco, rimase due ore chiusa nella sua metà campo a rischiare e soffrire, interpretando però magistralmente la fase difensiva e ricorrendo a mille stratagemmi per cavarsela. L’Olanda ebbe l’occasione di portarsi in vantaggio con un rigore prima della fine del primo tempo, ma Toldo lo parò a Frank de Boer.
A metà secondo tempo fu assegnato un altro rigore all’Olanda. Questa volta lo tirò Patrick Kluivert, che mandò Toldo dalla parte opposta ma colpì il palo sinistro. I tempi regolamentari finirono senza reti, e così i supplementari (dove però l’Italia rischiò il colpaccio con un contropiede di Delvecchio). Poi, ai calci di rigore, accadde di tutto.
Il primo a tirare fu Di Biagio, il giocatore che due anni prima aveva sancito l’eliminazione dell’Italia ai Mondiali proprio con un rigore sbagliato. Stavolta lo segnò. Dopo di luì tocco nuovamente a De Boer, che incredibilmente se lo fece parare ancora. Su sei rigori calciati, l’Olanda riuscì a segnarne soltanto uno. Dopo De Boer sbagliò impietosamente anche Stam, e dopo di lui Totti fu abbastanza sfrontato e incosciente da annunciare ai compagni: «Mo je faccio er cucchiaio». Lo fece veramente – peraltro a un portiere, van der Sar, alto due metri – e in panchina si chiesero se fosse pazzo: segnò, realizzando il cucchiaio più famoso di sempre che di fatto concluse la partita. Dopo di lui fece gol Kluivert e Maldini commise il primo errore dell’Italia, ma poi Toldo parò a Bosvelt il suo terzo e ultimo rigore della giornata mandando l’Italia in finale a Rotterdam.