Quando Luca Zaia raccontava dei topi mangiati in Veneto durante la Prima guerra mondiale
Sui social network sta girando un vecchio post su Facebook del presidente della Regione Veneto Luca Zaia in cui raccontava di quando gli abitanti di Belluno erano costretti a mangiare i topi durante la Prima guerra mondiale. Pochi giorni fa, infatti, Zaia aveva commentato la diffusione del coronavirus (SARS-CoV-2) in Italia usando stereotipi falsi e razzisti per descrivere i cinesi, sostenendo che «li abbiamo visti tutti mangiare i topi vivi». Il post, del 26 novembre 2018, contiene una vecchia fotografia di Belluno in cui si vedono dei topi morti appesi a essiccare: faceva parte di una mostra sulla vita nella città veneta durante la Prima guerra mondiale, durante la quale molti italiani soffrirono la fame e dovettero adattarsi a mangiare anche i topi.
Dopo le grosse critiche ricevute per le sue parole sulle pratiche igieniche e alimentari dei cinesi, Zaia aveva provato a scusarsi durante un’intervista sul Corriere della Sera, in cui aveva detto: «Quella frase mi è uscita male, d’accordo. Se qualcuno si sente offeso, mi scuso». Il portavoce dell’ambasciata cinese in Italia aveva risposto al video definendo le parole di Zaia «calunnie» e «offese gratuite».
L’economista veneto Michele Boldrin ha diffuso su Twitter una lettera che Zaia ha mandato all’ambasciatore cinese in Italia Li Junhua, in cui il presidente del Veneto si dice «davvero dispiaciuto per quanto accaduto», ammette di aver sbagliato ed elogia la Cina per le sue iniziative di contenimento del coronavirus. In particolare, sottolinea: «So (è di pochi giorni fa la decisione del Comitato Permanente del 13° Congresso Nazionale dei Popolo di vietare consumo e commercio illegale di animali selvatici) che in Cina esiste un grosso problema di rispetto di regole igienico-sanitarie e di sicurezza alimentare nei mercati locali (che non riguarda, tuttavia, le grandi città come Pechino, Shanghai e le aree metropolitane) in cui vengono messi in vendita capi vivi e morti senza alcun controllo».
Letterine … pic.twitter.com/JnycAECIRH
— Michele Boldrin (@micheleboldrin) February 29, 2020