I primi emoji di sempre fanno parte della collezione del MoMA
Il Museum of Modern Art di New York (MoMA) ha aggiunto alla sua collezione di design i primi emoji mai realizzati, le 176 icone disegnate da Shigetaka Kurita e dai suoi colleghi per l’operatore telefonico giapponese NTT DOCOMO. Furono disponibili per la prima volta sui cellulari nel 1999 e sono grandi 12×12 pixel. Il nome “emoji” è formato dall’unione di tre parole giapponesi che significano “immagine”, “scrittura” e “carattere”: in pratica significa “pittogramma”. Gli emoji della NTT DOCOMO furono subito un successo in Giappone e furono adottati in breve anche dalle altre compagnie telefoniche; nel 2010 sono stati approvati dall’Unicode Consortium ma hanno cominciato a essere usati negli altri paesi solo dopo il 2011, quando furono introdotti sui dispositivi iOS di Apple. Al momento gli emoji approvati da Unicode sono quasi 1.800.
Gli emoji sono stati disegnati come miglioramento delle emoticons, le sequenze di caratteri che imitano delle facce – come 🙂 o anche solo 🙂 ad esempio – usate per indicare il tono dei propri messaggi: esistono dagli anni Ottanta, quando venivano usate dalle prime persone che usavano i computer per comunicare. In Giappone dopo le emoticons e prima degli emoji si diffusero anche i kaomoji, un tipo di emoticon reso possibili dal maggior numero di caratteri della lingua giapponese; un esempio di kaomoji è l’alzata di spalle rappresentata da ¯\_(ツ)_/¯.
Gli emoji di Shigetaka Kurita, disegnate tra il 1998 e il 1999 (NTT DOCOMO)