L’ultimo discorso di Giacomo Matteotti alla Camera dei deputati, cento anni dopo

L'attore Alessandro Preziosi, in piedi alla Camera dei Deputati, mentre legge un estratto del discorso in cui Giacomo Matteotti denunciò le violenze fasciste, nel 1924
(ANSA/FABIO FRUSTACI)

Giovedì alla Camera dei deputati, in occasione delle celebrazioni per la commemorazione dell’omicidio di Giacomo Matteotti, l’attore Alessandro Preziosi ha recitato un brano tratto dal suo ultimo discorso alla Camera. Matteotti era un deputato del Partito Socialista: il 30 maggio del 1924, esattamente cento anni fa, alla Camera denunciò i brogli e le intimidazioni che alterarono i risultati delle elezioni di quell’anno, vinte dalla lista elettorale di Benito Mussolini. Fu poi assassinato da un gruppo di fascisti il successivo 10 giugno.

Preziosi ha letto il discorso proprio dallo scranno che a suo tempo era occupato da Matteotti, su cui oggi è stata messa una targa commemorativa: il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha detto che da ora in poi quel seggio non sarà più occupato. Preziosi ha recitato il discorso di fronte ai deputati e alle deputate della Camera, alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al presidente del Senato Ignazio La Russa e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Al termine della lettura c’è stato un lungo applauso.

Nel suo discorso Matteotti raccontò degli episodi di violenza che avevano caratterizzato sia il periodo immediatamente precedente che il giorno stesso delle elezioni. Del modo in cui, nella maggior parte dei comuni italiani, milizie armate fasciste impedirono con la violenza comizi di membri dell’opposizione, raccolte firme per la presentazione delle liste elettorali e il libero esercizio del voto. Matteotti parlò inoltre di come molte di quelle violenze non furono mai denunciate proprio per timore di subire ritorsioni.

Una decina di giorni dopo Matteotti fu rapito dopo essere uscito di casa, mentre andava alla Camera. A partire dal 27 giugno circa 120 deputati dell’opposizione decisero di non partecipare più ai lavori parlamentari fino a che i responsabili del delitto non fossero stati processati, in quella che viene ricordata come “secessione dell’Aventino”. Mussolini approfittò della loro assenza per approvare rapidamente e senza ostacoli le cosiddette “leggi fascistissime”, quelle che reprimendo la libertà di stampa, vietando i partiti politici e introducendo il tribunale speciale, trasformarono l’Italia in un regime autoritario.

Il cadavere di Matteotti fu trovato la mattina del 16 agosto, oltre due mesi dopo, in avanzato stato di decomposizione in una zona boschiva di Riano, un comune a nord di Roma: il suo omicidio è considerato da molti uno spartiacque nella storia d’Italia, quello che segnò l’inizio della dittatura fascista.

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