Bastava dire che la tv fa schifo
L’Unità uscita ieri è da ritagliare e conservare, perché è un esempio scolastico di dove possa spingersi la fantasia umana quando un’inchiesta che indubbiamente tira un sacco (sì, insomma) comincia a scarseggiare nei materiali da pubblicare. E – domanda – che cosa pubblicare, appunto, quando una fredda domenica di gennaio è a corto di notizie? Ecco qua, sparata in prima pagina: «Operazione melassa». Descrizione: «Obiettivo casalinghe. La strategia mediatica del cavaliere: rimuovere il Ruby-gate in tv dai programmi del mattino. Le parole d’ordine indicate ai suoi: negare, urlare, edulcorare la realtà». Poi c’è un editoriale di un certo Roberto Brunelli che descrive un formidabile plagio delle coscienze: «L’operazione melassa è una fiction continua e ininterrotta che parte dalla prima mattina, si spalma sul pomeriggio in un unico frullato che mischia cronaca, gossip e autoreferenzialità televisiva, si declina nei talk-show, nelle telenovele, negli sceneggiati (gli sceneggiati, ndr) e nella pubblicità, fino a espandersi nella carta stampata che a sua volta fa di nuovo da eco al mondo televisivo». Cioè: Roberto Brunelli non poteva dire che la tv fa schifo, come a turno diciamo tutti: ha scritto che c’è un disegno berlusconiano che si insinua dappertutto, anche negli spot e negli sceneggiati, forse anche in quelli con Nino Castelnuovo. «Come è stato possibile?», si chiede giustamente l’editorialista supplente, ed è complicato: «L’operazione melassa parte da lontano». Segue un excursus che parte dagli anni Ottanta, cioè da Drive In e da Carmen Russo («la scollacciata cassiera») per poi passare ai «compianti Mike Bongiorno e Raimondo Vianello», il tutto per poter «pianificare a livello orizzontale la trasformazione del senso comune di un paese intero». Cioè: Enrico Beruschi e Vito Catozzo vedevano lunghissimo.
Ma questo è niente, perché l’editoriale – dell’Unità, voglio ricordare – tira in ballo l’egemonia gramsciana. Testuale: «L’egemonia gramsciana se la sono presa loro: i Signorini, le Marie De Filippi, i Bruno Vespa, i Bonolis, i Fede, ma anche le Barbara D’Urso, le Paola Perego». Ha scritto così, ha scritto che Bruno Vespa e Paola Perego tirano le fila dell’egemonia gramsciana. E come? «Occupando quasi tutto lo spazio disponibile, cercando di non lasciare alternative… Un’operazione in grande stile, in linea con l’aura miracolistica di cui ama circondarsi il Capo». È lui il nuovo Gramsci, è Berlusconi.
Poi parte l’inchiesta vera e propria, giustamente affidata a Federica Fantozzi. E uno, qui, s’aspetta almeno qualche fonte magari arrampicata sui vetri, pardon sullo schermo, frasi tipo «un testimone anonimo racconta», «i ben informati riferiscono», queste cose. Invece manco questo. Niente proprio. Si parte secchi: «L’obiettivo: casalinghe e pensionati… Scatta la campagna rimozione e va in onda dalla mattina. Il premier ha avviato l’offensiva mediatica. Obiettivo: l’oblio del Rubygate… Berlusconi ha dato le consegne ai suoi per cartelli televisivi. Uno: negare. In assenza di argomenti, urlando. Due: edulcorare. Così fan tutti. Tre: chiudere. I programmi “comunisti”». Poi Fantozzi elenca le aree di intervento: Matrix, Porta a Porta, La vita in diretta, I fatti vostri, Mattino 5, Pomeriggio 5, ovviamente Kalispera. Il tutto per plasmare le facili menti di «un’orda di pensionati e casalinghe… praterie sensibili alla narrazione del rassicurante pater familias, alla dimensione fiabesca che fa presa sull’emisfero dell’immaginario più indifeso e meno razionale». C’è una scienza pazzesca, dietro Lamberto Sposini e Federica Panicucci.
Bene, qualche esempio? Ma sicuro.
1) «Kalispera». E qui almeno è chiaro. L’hanno scritto tutti, anzi, ecco il vero ispiratore di questa accurata inchiesta sulla melassa berlusconiana: Francesco Merlo di Repubblica, che venerdì scorso aveva scritto di Alfonso Signorini il quale «mette in scena la melassa del pianto e del riso, della serenità e del turbamento, per conquistare le mamme».
2) Poi. «Ecco l’ubiquo Sgarbi aggiornare Sposini che “oggi le 14enni hanno appetiti sessuali verso gli adulti, anche tua figlia». Nota: Lamberto Sposini ha una figlia di 38 anni e non è escluso che gli adulti le interessino, in effetti. Ne ha anche un’altra, di figlia, ma ha 9 anni.
3) «Anche Piersilvio ha fatto sognare intervenendo nell’ultima puntata di Verissimo, condotto dalla fidanzata incinta Silvia Toffanin». Sì, è vero, ma era aprile 2010, che c’entra Ruby? A meno che avere un figlio faccia parte del disegno dell’egemonia gramsciana. E sarebbe diabolico.
4) Altro tassello: «Ecco la Tigre Santanché abbandonare due trasmissioni di seguito». Vero. E allora?
5) Infine: c’è anche e direttamente Berlusconi, nel disegno. Gramsci scende direttamente in campo: «Nel 2009 agli auguri di Susanna Petruni, a uno Mattina, rispose: “Chiamatemi più spesso, mi sentirò meno solo”. E qui oggettivamente è pazzesco. Probabilmente c’entra con Ruby anche questo. Ma non dimentichiamo quel luogo dell’anima che è Mattino 5, «dove Berlusconi», scrive Fantozzi, «si telefona con Belpietro e dopo la sentenza della Consulta ha spiegato agli italiani la sua verità». Verissimo anche questo: la prassi si chiamava “intervista” e in ogni caso precedeva l’esplodere del caso Ruby. Sull’Unità non manca una foto dei conduttori di Mattino, 5 Paolo Del Debbio e Federica Panicucci: da intendersi come l’acme, come i cuochi di punta della melassa ripugnante. Vedeste, la mattina presto, la faccia gramsciana che hanno.