Mia figlia è emotiva
Lei ha il suo iPad, pieno di giochi e di applicazioni per bambini, di cartoni animati che sceglie con una consapevolezza inaspettata e che guarda canticchiando, ballando e battendo le mani, oppure seduta e assorta.
So che potrebbero partire discussioni infinite sull’opportunità di lasciarle usare un oggetto così complicato alla sua età, ma sono sicuro che, vedendola, pensereste che forse è solo che siamo nel duemila e quasi tredici e non ce ne siamo neppure accorti.
Dicevo, lei sceglie i giochi o i cartoni animati e a volte apre l’applicazione delle fotografie e riconosce me o la sua mamma: allora corre con l’iPad in mano e ci mostra la nostra immagine e sorride. Se vede se stessa, dice “’iola!” oppure se vede qualcuno che le è caro – un nonno, un’Alice, una delle sue gattine – ci passa sopra la sua mano così piccola in un gesto di digitale dolcezza e scorre le immagini avanti e indietro come fosse l’unico modo per vedere delle fotografie. Poi preme il tasto home e apre Baby TV, si va a mettere sul divano a guardare un cartone animato, oppure apre il programma per disegnare e lo usa come se cambiare colore, applicare una maschera e una texture fossero operazioni scontate a quasi due anni.
Ok, ho divagato: volevo dire che mia figlia è emotiva e un esempio è proprio nei miei giochi che sono rimasti sul suo iPad. Quando abbiamo deciso di lasciarglielo usare, ho cancellato tutto quello che non era adatto a lei, ma ho lasciato qualche mio gioco, fra cui Angry Birds.
Avevo passato molto tempo a colpire i maialini verdi con quegli uccelli kamikaze, con determinazione e cattiveria, ma mai avevo pensato a quanto potesse sembrare crudele e ingiustificato agli occhi innocenti e trasparenti di una bambina emotiva. “Oh no! nonononono” esclama Viola con le mani davanti agli occhi, mentre i primi maialini vengono abbattuti e le loro costruzioni distrutte e quando io cerco di spiegarle che però i maialini verdi hanno rubato le uova degli uccelli colorati, lei mi guarda con uno spavento sincero e il respiro affannato e preme il tasto home più volte, in un gesto liberatorio, poi scorre le applicazioni e ritrova i suoi giochi e il sorriso.
Forse ha ragione lei.