A tutti i compagni del Circolo PD 8 di Torino
A tutti i compagni del Circolo PD 8 di Torino, alla segreteria. Con preghiera di lettura e condivisone.
Cari compagni,
Con molto dispiacere restituisco la tessera del partito e non rinnovo la mia iscrizione per il 2018.
Il partito non perde molto: per una lunga serie di ragioni non ho partecipato in modo sufficiente alla vita di partito e del Circolo.
Credo che la militanza debba essere attiva e vengo dalla vecchia scuola PCI per cui la tessera del partito si deve “meritare”. Non ho militato a sufficienza per meritarla, sarò onesto.
Le ragioni di questa mia distanza dal partito non sono solo pratiche. Ho riscontrato una distanza politica sempre più crescente, pur essendo stato apertamente e notoriamente un “renziano” della prima ora.
Riassumo le ragioni di distanza che mi portano a non militare più per il partito e a non votarlo alle imminenti elezioni politiche.
Ho trovato sbagliata la scelta di fare una gestione unitaria del partito a livello locale; mi ero iscritto sperando di contribuire a liberare il PD torinese dal gruppo dei soliti noti che lo gestisce (malissimo e senza che nessuno si dimetta) fin dalla sua fondazione. Nemmeno la clamorosa sconfitta alle Comunali è servita al ricambio.
Trovo inqualificabili le candidature locali alle Politiche, che non contengono alcuna forma di rinnovamento e, al contrario, garantiscono seggi sicuri a persone che non dovrebbero stare in un partito di centrosinistra.
Mi riferisco in particolare a Stefano Lepri, le cui posizioni oscurantiste e bigotte in tema di diritti civili sarebbero di casa in partiti di estrema destra o nel Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi.
E mi riferisco anche a Mauro Laus, la cui azienda è nota per le pessime condizioni salariali riservate ai suoi collaboratori.
Come può un partito di centrosinistra candidare un nemico di chi lavora?
Non ci sono solo considerazioni locali ad allontanarmi dal partito.
L’evento che mi ha scoraggiato maggiormente è stato la pessima gestione del caso politico dopo la violenza fascista a Macerata e il rigurgito di fascismo che serpeggia nel paese.
Purtroppo il PD non solo non ha guidato la sana e necessaria reazione antifascista e democratica, ma si è disinteressato del caso.
Peggio: il prefetto di Macerata (quindi il rappresentante locale del governo a trazione PD) ha vietato le manifestazioni, in nome di un “non sta succedendo niente” che trovo sbagliato e ipocrita.
Sta succedendo qualcosa di orribile. E il partito dorme, temporeggia, si chiama fuori.
Vengo da una famiglia profondamente antifascista, non posso tollerare questo lassismo da parte di quello che dovrebbe essere il più grande partito antifascista in Italia, mentre un potenziale assassino fascista riceve plausi e lodi lungo lo Stivale.
Ho sopportato, spesso con fastidio e tuttavia lealtà, tutte le svolte a destra del partito. Ho sopportato molte pavidità politiche del PD da quando è nato.
Sull’antifascismo come valore guida del partito e sulla necessità di reagire tempestivamente e con forza di fronte al mostro antidemocratico che rialza la testa non transigo.
Esprimo quindi tutto il mio disagio per la direzione presa dal PD: sempre più irrilevante, pavido e spesso dominato da piccoli potentati locali impresentabili.
Non posso militare per un partito così. E non posso cambiarlo dall’interno.
Non sono io che me ne vado: è il partito che esce indifferente dal perimetro valoriale a cui dovrebbe appartenere.
Riservo un ultimo saluto a tutti i compagni, molti dei quali hanno condiviso il proprio percorso con me, con passione, lealtà e intelligenza. Li conosco, anche se molti non di persona, e so che i loro valori, la loro voglia di lottare per la giustizia e la promozione sociale sono sempre vivi, nonostante le scelte sbagliate del partito.
È a loro che guardo con speranza e gratitudine.
Grazie dell’attenzione
Enrico Sola