Motherland
All’inizio della guerra in Ucraina ho scritto alle persone che avevo conosciuto a Riga per sapere cosa ne pensassero di quello che stava accadendo. Un ragazzo che avevo conosciuto a Riga stava preparando la tesi di laurea ed era estremamente preoccupato per la madre che non aveva voluto lasciare l’Ucraina. Abbiamo scambiato in chat i nostri pensieri e pensando di fare qualcosa di giusto gli ho chiesto se avesse dei contatti di ragazzi giovani. Nessuno stava restituendo attraverso i media i pensieri degli adolescenti e dei giovani adulti e volevo ascoltarli per dare loro una voce attraverso dei disegni. Mi parlò di alcune persone che conosceva e mi mise in contatto. Nessuno tranne la persona che si racconta in queste pagine e il figlio mi risposero.
Tutti certamente credevano che fossi una spia. Almeno, questo fu quello che mi rispose anche lei in prima battuta. Può fare ridere, sembrare una cosa buffa, ma sono perfettamente consapevole che sia una possibilità in molte più circostanze di quelle che possiamo immaginare e comunque non è la prima volta che mi è stato chiesto. Quindi, con molta pazienza ho spiegato chi fossi. La sera del tre marzo, sotto le bombe, questa donna ed io ci siamo videochiamati. Ho trascritto parola per parola quello che mi ha raccontato e ne è nato questo testo. Quello di queste pagine. Il giorno dopo ho chiamato anche il figlio. Sono persone che erano già in salvo, erano in Polonia da tempo. Il padre, uno studioso, non si fidava dei movimenti delle forze Russe a confine e intuendo che qualcosa non andava aveva chiesto ai suoi amici di andare via e portare via i propri figli.
La notte del 3 marzo sono entrato in contatto con questa donna a Kyiv. Abbiamo potuto fare una sessione di ascolto di 47 minuti che ho trascritto parola per parola per restituirla fedelmente, come per Scribblitti e per gli altri progetti basati sull’ascolto che porto avanti. Poi è suonato l’allarme anti aereo e ci siamo salutati. Dal mattino dopo fino al 6 Aprile ho disegnato senza risparmiarmi. Spero che questa storia possa essere di aiuto per capire quanto sia importante mettere le persone al centro ed aiutarle con ogni mezzo che si ha a disposizione.