Distopie da seminterrato
C’è questa cosa molto bella dell’internet che viene usato male, molto male o vedi alla pagina “in maniera da chiudere amicizie, relazioni famigliari o ignorare la persona che conosci benissimo che ti passa davanti per strada senza salutarla (come è uso nella vasta mentalità di provincia che coltiviamo alacremente in questo Paese).
Dicevo, c’è questa cosa molto bella dell’internet che, riassumendo, viene usato per rafforzare in maniera esclusiva le proprie idee.
Proprio per evitare di aumentare la discordia nazionale ho deciso un paio di anni fa -alla mia totale unanimità- di non scrivere su ilPost ma pubblicare solo disegni, possibilmente significativi, in maniera da non annoiare nessuno e contribuire a qualcosa che considero bello, nel senso di bello-bello-bello, e importante. Questo limite che mi sono autoimposto -e che in questo momento vedo che non sto autorispettando- sia qui che in gran parte sulla mia bacheca di facebook ha portato ad una conseguenza positiva notevole: non scrivo mie opinioni.
Mi informo, leggo per premura parecchio, e se trovo qualcosa di davvero ben scritto da parte di uno specialista in materia e davvero interessante su un argomento sul quale sono passati almeno un paio di giorni, lo condivido -oppure no, dipende dai casi- senza commentarlo. Cosa commento se è scritto, fila e spiega bene?
Amo Quora ad esempio e se proprio ho bisogno di una informazione immediata seguo un tema su twitter. Sono banale, ma è proprio questa la parte bella, ne ho tutto il diritto nel campo dell’informazione. Sono altri che devono scrivere, e bene, di determinate cose possibilmente senza farmi pensare un giorno sì e l’altro pure di dover correre in un supermercato e fare provviste per sopravvivere all’annuncio dell’Apocalisse.
Sul tema delle opinioni personali che a valanga diventano notizie disfunzionali e di come abbiano preso il sopravvento sulla professione giornalistica un paio di anni fa è successa una cosa che mi ha spiazzato e che ho seguito con cautela a cui ho dedicato due lavori, uno fatto a Roma mentre ero di passaggio tra un treno ed un altro ed uno a Bruxelles un paio di mesi dopo. Quello che è capitato ad un amico musicista, anzi artista a tutto tondo, aveva dell’incredibile. Da un giorno all’altro ha iniziato a ricevere minacce di morte. Roba brutta. Proprio del tipo in cui una persona che non conosci, che vive in un posto dove non sei mai stato, pensa in maniera del tutto legittima che tu c’entri qualcosa con il fatto che non ha gli strumenti per scandagliare il reale e vive considerando buone o molto buone o del tutto legittime o assunti fondamentali della vita tutto quello che va sotto il nome di teorie del complotto in cui per qualche motivo surreale il tuo nome viene coinvolto. In questo caso il suo nome e poi, come un luogo senza deterrenti alle malattie mentali prevede, la sua persona fisica, la sua famiglia, i suoi amici sono stati messi in pericolo. Per un murales. In una pizzeria. A Washington.
L’intero caso, abbastanza fuori di testa, meravigliosamente idiota non fosse altro che questo amico ci è passato in mezzo, può essere trovato in vari articoli cercando “Pizza gate“.
Riassumendo: un artista, l’amico qui sopra, realizza un murales nel 2010 che viene rimosso un anno più tardi. Quel murales, all’interno di una pizzeria di Washington, viene identificato da lettori di diversi siti cospirazionisti come un tassello di una serie di indizi e prove inconfutabili che dal (non esistente) seminterrato di quell’edificio Hillary Clinton, Bill Clinton e membri del suo staff portassero avanti una rete pedofilo-satanica.
La notizia viene ripresa da una persona che faceva parte del team di transizione della campagna elettorale di Trump con milioni di follower su Twitter e questa cretinata si diffonde come una piaga alimentando in una escalation il disgusto, il senso di impotenza e l’odio paranoico di centinaia di persone che credono fermamente che in un seminterrato inesistente di una pizzeria di Washington avvengano riti satanici su dei bambini schiavi di una cerchia di pedofili tra cui alcuni dei maggiori esponenti del partito Democratico americano. Aizzata dalla psicosi, o da un lodevole senso eroico, immagino possano aver sentenziato alcune persone -non fosse altro che i problemi sono da tutt’altra parte nella vita e che non si risolvono in questo modo-, da nuove opinioni fondate sul nulla e altre teorie del complotto attraverso nuovo materiale realizzato ad hoc per supportare questa cosa su Youtube e altre piattaforme che rilanciano diversificandosi insistentemente on line fatti senza alcun fondamento, succede che un tizio di 29 anni del North Carolina convinto di salvare bambini innocenti chiusi in un seminterrato inesistente di una pizzeria si presenta al suo ingresso con tre fucili facendo scappare tutti gli impiegati e, pur scusandosi dichiarando più volte di avere fatto una sciocchezza spericolata, si prende quattro anni di carcere . True story, come si dice alla fine di questi casi.
Questi due lavori di seguito sono dedicati ad Arrington De Dyonyso, frontman degli Old Time Relijun e This Saxophone Kills Fascists e al suo vasto, incredibile universo creativo.
La sua storia, oltre agli articoli che descrivono l’intera vicenda che ho messo in allegato lungo il testo, può essere letta meglio qui, in un suo articolo sulla sua personale esperienza, attraverso Medium.