Tecnica zero, solo pacca e attitudine
Ogni giorno Federico Bernocchi tiene un programma su Radio Rai2 che si chiama Canicola. È tipo il più bel programma del mondo dopo Radio TSO e prima di Acapulco. Solo che Radio TSO non lo fanno più. E Acapulco lo stiamo aspettando un po’ tutti. A parte Dispenser. E aggiungo Condor per campanilismo. Insomma, lui Federico Bernocchi allora fa Canicola. Per il programma faccio un disegno brutto al giorno. Brutto che fa provincia. Ci provo almeno. Un mashuppone di alcuni argomenti toccati dalla puntata. Perché? Boh. Perché chi non farebbe dei disegni per la radio? Quindi dicevo, ogni giorno, da mezzogiorno all’una e mezza come dei veri califfi ascoltate Canicola oppure scaricatevi il podcast (che contiene il disegno del giorno che potete trovare anche qui grandissimo) E qui troverete fino a Settembre un disegno al giorno con il testo che ricevo dei temi della puntata da Bernocchi. Vi siete mai sentiti più felici? Ecco. Felicizzatevi.
Quest’anno è uscito un disco bellissimo che si intitola Beat The Champ dei The Mountain Goats che è un concept sul wrestling. Vado pazzo per il wrestling e per i suoi personaggi. Il disco è bellissimo ed è pieno di canzoni commoventi su questi soldatini che usano i bambini per giocare e fare bim pum pam ma in carne ed ossa. Oggi faccio venire in studio due miei amici che sono diventati miei amici perché sono fortunato che faccio questo lavoro per cui posso rompere le palle alle persone di cui apprezzo il lavoro. Uno è Alessandro Baronciani che ho conosciuto anni fa perché andavo pazzo per il suo gruppo, gli Altro. Una cosa tra le più punk mai viste in vita mia. In tre, tecnica zero, solo pacca e attitudine. Nell’ambiente dei concertini punk che frequentavo, andava un certo tipo di punk. Loro hanno sempre fatto di testa loro e cantavano in italiano, senza saper suonare e facendo dei live dove l’improvvisazione era parte integrante dello show, dove non c’era mai il palco e capitava che i regaz alzassero il batterista sopra le loro teste mentre stava suonando. E Ale era la voce e chitarra del gruppo, scriveva lui i testi, disegnava le cover dei loro dischi e aveva un adesivo sulla chitarra con su scritto “Luigi Tenco”. Troppo Punk. Altro Punk da Pesaro. C’è una canzone loro che all’epoca – ma ancora oggi mi fa piangerissimo – che urla: “iooooooo, credevo che noiiiiiii, fossimo unooooo, soltanto unoooooooo”. Grandiosi. Poi ho scoperto che Ale faceva anche i fumetti e aveva questo metodo incredibile di distribuzione: tu gli scrivevi una lettera (con dentro tipo boh, 10 mila lire?) e lui ti mandava i suoi fumetti ogni tot, quando finiva l’albo e dentro eri pure ringraziato. Poi a fine storia, cioè quando erano usciti tutti gli albi, mi ha pure spedito un contenitore di fumetti firmato da lui. Una cosa che a ripensarci oggi mi mette tenerezza per quanto era bella e unica. Colapesce invece si chiama Lorenzo e l’ho conosciuto qualche tempo fa, ai tempi di dISPENSER, grazie al suo gruppo Albano Power che è un nome geniale. Lorenzo è una delle persone più gentili che abbia mai conosciuto facendo questo lavoro. Ma non gentili. Come dire? Placide, calme, boh. Quando lo vedo o lo sento mi viene proprio il buonumore. Si sente, si vede, gli si legge in faccia che è pieno di talento. Scrive delle canzoni bellissime, è inarrestabile, mette in piedi un progetto dietro l’altro. Quando i miei amici punk mi dicono che a me Colapesce non dovrebbe piacere perché “mah, l’indie italiano e il cantautorato” e quelle palle lì, a me viene da pensare che lui sia una cosa a parte, che non è inseribile in un contesto musicale insieme ad altra gente. Un talento vero. Quando sento le sue canzoni in cuffia rimangono sempre stupito.