Quante guerre ci vogliono per raggiungere la pace?
All’inizio della scorsa settimana una amica di Hong Kong mi ha mandato un invito via Facebook. Era un invito a prendere parte ad una preghiera collettiva per la Palestina per la giornata di ieri, domenica. L’invito chiedeva solo di dedicare cinque minuti del proprio tempo per inviare un messaggio di pace verso quella terra senza nessuna iperbole politica o di fede. Un pensiero. Tutto qui.
Pochi minuti dopo già i primi partecipanti pubblicano sulla pagina dell’evento le loro perplessità di parte. – Màccome solo per la Palestina? -, chiedeva un ragazzo di New York. – E Israele?-, chiedeva un altro. – Non si puo’ indirizzare una preghiera per tutto il Medio Oriente?-, chiedeva una ragazza cercando di calmare i toni. Altri, seguendo la dinamica, iniziavano a scrivere e allegare contenuti cortocircuitando. A pubblicare video. Foto. La propria tesi. La propria visione. La propria logica. Le proprie giustificazioni. La propria incapacità di non soccombere alla rabbia e fare lo sforzo di oltrepassare il proprio limite umano. Ognuno, ogni singola persona diceva in buona sostanza: Io sono così e non cambierò mai.
In poco meno di venti minuti quella pagina si era trasformata in un coerente riepilogo di quello che è l’incapacità di ascolto, di riflessione e di ricerca di Pace che mai come ora è alla portata di tutti. Lo ripeto: Mai come ora è alla portata di tutti.
Ieri ho lavato i piatti. Fatto il bucato. Riverniciato due mensole. Pulito la cucina e il bagno. Spostato il letto in un’altra direzione. Accolto qualche persona in casa per due lunghe chiacchierate domenicali. Poi nel pomeriggio ho acceso un incenso, ho chiuso le mani davanti al petto e ho davvero sperato che questa cosa finisca, chiudendo gli occhi con tutta la speranza con cui una persona che non ha mai visto Dio attraversare le strisce pedonali possa contenere. Che questa cosa davvero sciolga i suoi nodi. Perché non è più il tempo di ripetere il passato. Non è davvero più il tempo di viverlo nella stessa vita. O vita dopo vita.