Il tritacarne di Barbara D’Urso
Una puntata standard inizia con un infanticidio e finisce col dibattito sulle tette finte di una delle ospiti. Non è Cinico TV, è la D’Urso.
Nell’ultima stagione televisiva “l’offerta D’Urso” è andata in onda tutti i giorni tranne il sabato, con i programmi “Il Grande Fratello”, “Non è la D’Urso”, “Domenica Live” e “Pomeriggio Cinque”. Come faccia a reggere questo ritmo, lo sa solo lei.
Il “paziente zero” di questa epidemia è “Pomeriggio Cinque”, in onda dal 2008. Ogni giorno si parte dalla cronaca nera per arrivare a quella rosa e di costume, in una formula collaudata e micidiale, che catalizza l’attenzione di due milioni di telespettatori a puntata e raccoglie uno share attorno al 18 per cento.
Che fenomeno, la D’Urso. Non è da sottovalutare, vale la pena studiarlo: una mia amica giornalista mi ha confessato che ogni tanto la guarda per capire dove va a parare, fino a che punto si spinge con la cronaca nera. Si spinge fino a preparare il brodo di coltura per fenomeni mediatici come quello di Bibbiano, aggiungo io. Come ci riesce?
Ci riesce con un mix di familiarità e vicinanza che camuffa cinismo e manipolazione, variamente dosati. Tutti le danno del tu e la chiamano per nome, ma la confidenza è ingannevole: “Pomeriggio Cinque” è un tritacarne, in cui tanti non vedono comunque l’ora di gettarsi.
Se una famiglia è angustiata da una lite senza fine coi vicini, arriva l’inviata di “Pomeriggio Cinque” e Barbara in collegamento fa da paciere col vicino molesto.
Se sei rimasta ferita a seguito dell’aggressione di un cane, Barbara si collega, mentre sei ancora ricoverata in ospedale, e ti consola chiamandoti «amore».
Se sei giovane e minuta, hai la decima di seno ma non i soldi per pagare una mastoplastica riduttiva, basta chiedere aiuto alla D’Urso, che ti procura gratis l’intervento, compresa la diretta dall’ospedale appena uscita dalla sala operatoria e un paio di ospitate in studio per mostrare la trasformazione.
Se sei giovane e disoccupato con il tatuaggio di un mitra sulla fronte che si è rivelato un ostacolo nella ricerca di un lavoro, se ti rivolgi a Barbara, subito un chirurgo si offrirà gratis per rimuoverti i tatuaggi. Un paio di passaggi a “Pomeriggio Cinque” e da “Le Iene” ti fanno guadagnare pure po’ di popolarità, magari porta bene.
Oltre ai casi di cronaca, “Pomeriggio Cinque” offre anche un salotto animato da una pletora di personaggi, definiti opinionisti: il teenager idolo youtuber e gli ex partecipanti ai reality Mediaset, la personal coach e la playmate, ex fidanzate di calciatori e la figlia di Eva Henger, Mercedesz. Casomai moriste dalla voglia di scoprire quanti ne conoscete, Wikipedia ha bell’e pronto l’elenco.
Nel salotto si parla di tutto ma, oltre a qualche dose omeopatica d’impegno civile qua e là (le donne maltrattate, i diritti LGBTQ), di veri contenuti informativi non c’è traccia. La chirurgia estetica è l’argomento più discusso, con Barbara D’Urso che, da brava padrona di casa, ammonisce sul suo ricorso eccessivo, sostenuta dai chirurghi ospiti (gli stessi che hanno operato gratis i casi di cui sopra). Intanto però la continua discussione tra gli ospiti sul “chi si è rifatto che cosa” non può far altro che stimolare la domanda di chirurgia nel pubblico dei telespettatori e delle telespettatrici. Un vecchio trucchetto.
Ma la D’Urso dà il meglio di sé a inizio puntata con la cronaca nera. Quest’anno la redazione ha dedicato molta attenzione ai casi d’infanticidio e di maltrattamento di bambini: non c’è stata praticamente settimana senza trattarne uno.
Il lavoro da fare è tanto e serve ben più di un servizio: bisogna intervistare prima i vicini di casa e i parenti alla lontana, poi i nonni e gli zii delle piccole vittime per arrivare infine ai genitori indagati: uno per puntata, rigorosamente. Si snodano così parecchi episodi di un racconto ossessivo, alla ricerca di continui (micro) aggiornamenti. Le interviste esclusive agli accusati che tentano sempre un’autodifesa in solitaria senza avvocato e le “rivelazioni in diretta” mantengono i maltrattamenti e gli infanticidi al centro della scena.
Nessuna dichiarazione delle forze di polizia o della magistratura: i telespettatori si formeranno un pre-giudizio solo sulla base di quel che sentono dalle persone coinvolte a vario titolo nella vicenda: un’ordalia mediatica.
La stagione di “Pomeriggio Cinque” è interamente disponibile in streaming ma, tra tutti i casi ce n’è uno che, secondo me, rende bene l’idea del cinismo con cui sono trattati, quando invece spesso meriterebbero maggiore delicatezza nell’analisi di situazioni familiari oggettivamente complesse. O più silenzio mediatico.
È il caso delle due sorelline di tre anni e sei mesi maltrattate e lasciate senza cibo, che ha portato all’arresto di entrambi i genitori a Bellona (Caserta). Durante uno dei numerosi servizi dedicati al caso, Barbara D’Urso, dopo aver parlato con la nonna materna anziana e fragile (aveva già dato forfait per l’emozione ad un precedente collegamento), cerca di mandarla a riposare perché vuole torchiare suo figlio (lo zio materno, fratello della madre delle bimbe) circa le responsabilità della sorella. Guardate il video al minuto 7, un capolavoro di manipolazione e di recitazione: sembra esprimere tutta la tenerezza del mondo verso la nonna, ma in realtà mira ad attaccare l’altro figlio per estorcergli la condanna della sorella. Eppure i fan di Barbara D’Urso la venerano come una madonna salvifica. Vi ricorda qualcun altro?
“Pomeriggio Cinque” non è certo l’unico programma a occuparsi di cronaca nera in questo modo, anzi, molti altri rotocalchi offrono cocktail simili ai telespettatori: solo che qui lo fanno meglio. Lo fanno talmente meglio, che i politici fanno la fila per partecipare alla trasmissione, Salvini e Di Maio in testa.
Questi programmi catalizzano ogni giorno per ore l’attenzione di milioni di italiani su cronaca nera e costume, sostanzialmente rimbambendoli (e non possono non saperlo, che li rimbambiscono: la responsabilità è palese). Non so se è una parabola italiana, ma di sicuro alla fine mostra di cui un pezzo di paese davvero si nutre.
Nessuna sorpresa quindi se, dopo un’intera stagione televisiva su infanticidi e maltrattamenti sviscerati dalla D’Urso e colleghi vari, ci si ritrova tra capo e collo un caso come quello di Bibbiano. Qualcuno aveva seguito con molta attenzione non solo i social, ma anche la cara vecchia TV generalista nei mesi scorsi e sapeva che il brodo di coltura bolliva già. Gioco, partita, incontro.