Una piccola storia europea: il premio di Ornella
Questa è una piccola storia che sembrerebbe disegnata apposta per il Natale e invece è un regalo per l’Europa. Questa estate avevo raccontato del premio di laurea intitolato a Helen Joanne “Jo” Cox (la giovane deputata inglese vittima di un attentato poco prima del voto che ha sancito la Brexit) indetto dalla rivista iMille.org, di cui sono vice direttore. Ci siamo autotassati per il premio e non avevamo alcun budget per la promozione: oltre al passaparola, anche online, non abbiamo fatto altro che chiedere alle università italiane di pubblicare il bando nelle loro bacheche. Eravamo un po’ preoccupati dell’esito, contavamo di ricevere almeno una cinquantina di candidature: ne sono arrivate quasi duecento.
In quattro mesi, abbiamo ricevuto candidature da quasi tutte le università italiane, da Palermo a Sassari, Bari e Pisa, Trieste e Pavia, Trento e Perugia: più di centoquaranta i 110 e lode, per lauree triennali e magistrali, da neo laureati e da chi sta già frequentando un tirocinio forense in Germania, un master alla London School of Economics, uno stage al World Food Program delle Nazioni Unite o prestando servizio civile presso l’università di Gerusalemme.
Tanti sono stati i temi toccati per illustrare i benefici economici, politici e sociali dell’integrazione europea, per denunciare i problemi che ostacolano il processo di integrazione europea e per delineare le politiche volte a rimuovere tali ostacoli. Questi ragazzi hanno scritto tesi che moltissimi politici e amministratori locali dovrebbero studiarsi da cima a fondo: dalla disciplina delle indicazioni geografiche nella nuova generazione dei trattati di libero scambio, al patto UE-Turchia e la proposta di hotspot esterni come strategia di politica esterna in ambito migratorio, dal TTIP come modello problematico d’integrazione economica al confronto tra il Regno Unito e l’Europa continentale in materia di referendum e di richieste d’indipendenza, per finire con il muro dell’Ungheria che blocca la rotta dei Balcani e la violazione del principio di non rimpatrio.
Tra le duecento candidature e i quindici finalisti quattro sono state le menzioni speciali e una la vincitrice, che si è candidata proprio dopo aver letto l’annuncio del premio su Il Post: Ornella Darova, laurea in Economia e Statistica (110 e lode) all’Università di Torino e Honors Program al Collegio Carlo Alberto, attualmente studentessa del Master in Economia dell’università Bocconi di Milano. Ha vinto con la tesi : “E se la tua donna delle pulizie fosse un ingegnere nucleare? La sovra qualificazione degli immigrati europei: la trasferibilità del capitale umano e la libertà di movimento”.
Solo dopo averle richiesto una mini biografia abbiamo scoperto qualcosa in più di Ornella che racconta:
«Helen Joanne Cox è stata la prima a laurearsi in tutta la sua famiglia. Non solo: si è laureata nella prestigiosa Università di Cambridge, certamente insieme ad altri studenti meritevoli, ma più fortunati di lei. Io non sono stata la prima a laurearmi nella mia famiglia, tutt’altro. Ma è come se lo fossi. Sono figlia di una donna che è fuggita da un’Albania povera e comunista per trovare libertà e futuro in Italia. La sua laurea, inutile dirlo, qui è carta straccia. Il giorno della mia laurea, ho visto negli occhi di mia madre la gioia di un riscatto finalmente afferrato a mani strette.
Sono due temi che ho fatto miei: la libertà da una parte, e la difficoltà di realizzarsi in un paese diverso dal proprio dall’altra. E li ho proiettati in una dimensione mia, che è la dimensione europea. Perché se quando ero una bambina mi ponevano sempre l’ingenua domanda: “ti senti albanese o italiana?”, oggi mi sento di rispondere che, anche se sono diventata cittadina italiana soltanto a 19 anni, sono europea, perché mi riconosco nei valori fondanti dell’Europa, proprio come faceva Jo Cox».
Io invece mi sono laureata in Diritto delle Comunità Europee con una delle prime borse di studio Erasmus, nel 1994: ventiquattro anni fa avevamo l’Europa davanti a noi, oggi rischiamo di lasciarcela alle spalle. Ma con Ornella e i suoi coetanei che sanno di essere e vogliono essere solo europei, forse riusciremo ancora ad tenere in piedi la “nostra” Europa.