Il Wi-Fi negli alberghi italiani

L’offerta alberghiera di Wi-Fi in Italia è disastrosa: secondo Hrs, portale europeo di viaggi d’affari, l’Italia si è classificata al penultimo posto su venti paesi nell’indagine condotta sui servizi di connessione a disposizione delle strutture ricettive da cui si evidenzia che «la Penisola garantisce solo il 53 per cento di hotel con accesso gratuito alla rete e un costo medio orario di navigazione di 3,48 euro. La classifica è invece guidata dalla Turchia con connessione free nell’85 per cento delle strutture, seguita dalla Svezia, all’82 per cento, Polonia all’80,5 per cento e Repubblica Ceca al 73,9 per cento».

Forse il Wi-Fi è considerato un servizio accessorio per gli albergatori, mentre per i clienti è una necessità? Forse questa diversa valutazione dell’importanza del Wi-Fi potrebbe costituire una buona spiegazione del penultimo posto in classifica. Non considerandola, infatti, una necessità per i loro potenziali clienti e quindi uno dei loro criteri prioritari di scelta, gli albergatori non la implementano. D’altronde, nonostante il 46 per cento del valore dell’e-commerce italiano riguardi i consumi turistici (viaggi e soggiorni) le nostre strutture ricettive sono ancora scarsamente presenti online sia per quantità sia per qualità del posizionamento. Infatti, se gli albergatori non usano il web come strumento e luogo dove promuoversi e vendere le loro camere allora è logico che non lo considerino un servizio essenziale. Eppure internet è un canale che nel 2012 ha orientato il 30 per cento delle scelte degli stranieri con una crescita del +4 per cento rispetto al 2011.

La connettività però è pratica fondamentale e quotidiana per moltissimi clienti: chi la usa per lavoro cerca il Wi-Fi per potersi connettere bene e in sicurezza, per gli stranieri è invece fondamentale, poiché, soggiornando in Italia, sanno che non potranno contare su molte occasioni di free Wi-Fi. E il turismo internazionale pesa parecchio sulla percentuale dei pernottamenti: nel 2012, ad esempio, gli arrivi stranieri sono pari al 47 per cento dei flussi turistici totali (oltre 48 milioni di arrivi) per un totale di oltre 180 milioni di pernottamenti. Proviamo, però, a capire quanto può essere oneroso l’investimento che una struttura deve affrontare per mettere a disposizione una connessione Wi-Fi. Non si può certo scegliere un prodotto consumer ma occorre orientarsi verso uno professionale: spesso i clienti – soprattutto quelli che viaggiano per affari – connettono almeno due/tre apparecchi per camera – notebook, tablet e smartphone – che richiedono molta interattività determinata dai social network e non solo traffico in download. Ovviamente, tutti gli spazi della struttura devono essere connessi e quindi è necessario creare un’infrastruttura di rete con tutti i costi che ne derivano: dalla progettazione e i test di prodotto (perché ogni edificio ha i suoi problemi da risolvere) dalla manodopera agli access point, all’acquisto di hardware e di software per il controllo degli accessi, al monitoraggio annuo. L’investimento varia a seconda della grandezza dell’albergo, ovviamente, cui poi occorre aggiungere i costi di esercizio annui: per una struttura di 100 camere si può ipotizzare un costo d’implementazione inferiore ai 20.000 euro (ammortizzabile su più anni) e uno di esercizio inferiore ai 7.000 annui. C’è da considerare però quanto in questo settore l’innovazione sia piuttosto marcata e quindi è ragionevole considerare che questi investimenti abbiano un’obsolescenza piuttosto accentuata, che riduce gli anni di ammortamento.

Una volta determinato il costo utente/giorno (che, a seconda del tasso di occupazione media delle camere, potrebbe essere inferiore a un euro) resta in capo all’albergatore la scelta se offrire il Wi-Fi gratuitamente o includendolo nel costo della camera; in quest’ultima ipotesi, però aumentare la tariffa delle stanze in un periodo di crisi potrebbe rivelarsi rischioso e non apprezzato dalla clientela. L’investimento, in conclusione, non è di poco conto per il singolo albergatore, se si considera la contrazione dei consumi turistici; però, è uno di quelli fondamentali non solo per mantenere le quote di mercato ma soprattutto per non perderle. In un contesto in cui stanno aumentando le prenotazioni di strutture ricettive pure via smartphone e dopo che Enit ha annunciato l’intenzione di sviluppare il primo registro digitale delle strutture turistiche, concordando con Expo l’adesione allo standard dei servizi digitali di Expo2015 se le Regioni volessero davvero concorrere ad aumentare la competitività delle strutture ricettive sui loro territori, allora varrebbe la pena di destinare le poche risorse ancora disponibili per un programma di cofinanziamento. Perché le strutture ricettive italiane non hanno più scelta devono connettersi, presto e bene.

(Pubblicato sul sito dei Mille.org)

Emanuela Marchiafava

Media Analyst e consulente per le imprese, già assessore della Provincia di Pavia, si occupa di turismo, politica e diritti.