Poi si lamentano dell’Europa
“Il Ministro per le Politiche Europee è delegato ad esercitare le funzioni e le attribuzioni di competenza del Presidente del Consiglio dei Ministri dirette ad assicurare la partecipazione dell’Italia all’Unione Europea. Partecipa alle riunioni del Consiglio competitività dell’Unione Europea, rappresentando l’Italia negli argomenti posti relativi al mercato interno”. Si leggono queste parole, chiare e semplici, nel sito del Dipartimento per le Politiche comunitarie. Che è ricco di spiegazioni su tutto quello che fanno, o dovrebbero fare, Ministro e Dipartimento assieme. Ci dicono, ad esempio, che tocca a loro seguire la predisposizione della normativa comunitaria e l’attuazione degli impegni dall’Italia nella Ue, e concorrere a definire la posizione italiana, d’intesa con il ministero degli Affari esteri, in sede Ue. Sembra poco? Significa, assai banalmente, che all’Italia non solo tocca chinare il capo e ‘recepire’ passivamente quello che decidono i cattivi burocrati di Bruxelles, ma che il Governo italiano può essere parte attiva nella costruzione della politica europea. Ovvio, dirà qualcuno, siamo membri, avremo qualche diritto. In effetti ne abbiamo molti di diritti, ma a quanto pare poco ci importa di esercitarli, salvo poi arrivare tardi, ritrovarci a piedi ed esibirci nella tradizionale lamentela italica.