Otto cose brevi sulla Russia in Siria

Mercoledì 30 settembre la Russia ha iniziato le operazioni militari in Siria e numerosi opinionisti hanno festeggiato l’intervento. Tra i commenti più frequenti: «Finalmente qualcuno fa sul serio in Siria», «L’ISIS ha i giorni contati» e il mio preferito: «Anche noi dobbiamo appoggiare Assad». Ecco perché sono opinioni sensate soltanto se siete sul libro paga del FSB, in otto semplici punti.

1. Putin è l’unico che fa sul serio in Siria?
Fino ad ora la Russia ha schierato un contingente simbolico molto piccolo rispetto alle forze che sono già in campo: una quarantina tra aerei ed elicotteri, qualche decina di mezzi corazzati e circa duemila uomini. Per fare un paragone, le forze armate siriane contano circa 200 mila uomini. I ribelli – escluso l’ISIS – dispongono di forze più o meno paragonabili.

2. L’ISIS adesso ha i giorni contati?
Gli aerei russi hanno compiuto un paio di attacchi contro i ribelli (non contro l’ISIS, come dice Mosca). Fino ad ora l’ISIS è sopravvissuta a più di settemila attacchi compiuti in un anno dalla coalizione guidata dagli Stati Uniti.

3. Putin vuole distruggere l’ISIS?
No, Putin vuole proteggere il regime di Assad, l’ultimo stato-cliente che gli è rimasto in Medio Oriente. Oggi l’ISIS non costituisce una minaccia immediata al regime di Damasco. Il vero nemico di Assad sono gli altri ribelli – alcuni moderati, altri estremisti quasi quanto l’ISIS. Se mi chiedete di fare una scommessa, punterei sul fatto che la Russia si concentrerà sui ribelli e lascerà in pace o quasi l’ISIS.

4. Putin ha fregato gli occidentali ancora una volta?
I leader occidentali sono stati colti di sorpresa dalla mossa di Putin, ma soltanto perché il comportamento di Putin è – usiamo un eufemismo? – eccentrico. Mettiamola così: state passeggiando con un vostro amico e lui di colpo si getta nel fiume. Chi è lo stupido, il vostro amico o voi che non avevate previsto che potesse buttarsi nel fiume? La Siria è un caos che attira nel suo vortice chiunque la tocchi, infilarsi nel pantano non è sembrata agli analisti occidentali la mossa migliore per la Russia.

4. bis
In Russia vivono più o meno venti milioni di musulmani, circa un settimo della popolazione totale del paese. È una minoranza con cui il governo ha problemi oramai da vent’anni (alcuni esempi qui e qui). Non solo: i migliori combattenti a disposizione dell’ISIS sono musulmani russi o provenienti dalle repubbliche centro-asiatiche che confinano con la Russia (provate a indovinare da dove viene il leader dell’ISIS più famoso dopo al Baghdadi). Cosa faranno questi musulmani quando la propaganda fondamentalista comincerà a dire che il Grande Satana non abitata più a Washington, ma si è trasferito a Mosca?

4. ter
A porte chiuse i funzionari americani sono felicissimi della decisione di Putin. Non vedono l’ora che Putin infili le braccia fino al gomito nel pantano siriano (un paese dove, ricordiamolo, gli Stati Uniti non hanno veri e propri interessi diretti). A proposito, sembra che i russi siano davvero i peggiori nemici di sé stessi: il patriarcato russo ha fatto sapere mercoledì che le operazioni in Siria sono una “Guerra Santa“. Buon divertimento.

5. Sanzioni, crisi economica, Ucraina e adesso anche Siria?
Ancora sull’acume strategico di Putin: la Russia è già impegnata militarmente in Ucraina dove è in corso una guerra che fino ad ora non ha portato alcun beneficio al paese – e forse sul lungo termine non ne porterà nemmeno alla popolarità di Putin. Lo sforzo in Ucraina, le sanzioni occidentali e il crollo del prezzo del petrolio hanno ridotto in pezzi l’economia russa. Un’altra avventura militare di cui non si intravede la fine rischia di diventare la pagliuzza che spezza la schiena dell’orso.

5. bis
Da ricordare: la Russia ha un PIL poco inferiore a quello dell’Italia.

6. Quindi Putin è pazzo?
In realtà Putin può guadagnare qualcosa dal suo intervento in Siria: un leader disposto a rischiare la bancarotta del suo paese per proteggere i suoi clienti è un alleato che qualunque regime di pazzi sanguinari vorrebbe avere al suo fianco. Già oggi diversi paesi del Medio Oriente si stanno avvicinando alla Russia firmando contratti miliardari con la sua morente industria militare. Nel migliore dei casi la Russia manterrà Assad al potere e guadagnerà un pugno di nuovi alleati/clienti più o meno disposti a spendere i loro soldi in vecchi carri armati sovietici. Il gioco vale la candela? Lo scopriremo tra qualche tempo.

7. Ma non si era detto che Assad adesso sta con i buoni?
I commentatori filo-russi e quelli più islamofobi sostengono che l’occidente deve seguire l’esempio russo e appoggiare Assad perché in fondo il regime siriano è meglio dell’ISIS ed è l’unico che combatte davvero i terroristi. Le cose stanno in maniera molto diversa. Assad e il suo regime hanno contribuito in maniera sostanziale alla nascita dell’ISIS. Assad ha finanziato e aiutato gli estremisti islamici iracheni (i progenitori dell’ISIS) fin dal 2003 e ha appoggiato e finanziato più o meno qualunque altro movimento terroristico comparso in Medio Oriente negli ultimi quarant’anni.

Il regime di Assad ha sempre fatto tutto quello che era in suo potere per trasformare la guerra civile siriana in uno scontro religioso e nel 2011 arrivò a liberare gran parte degli estremisti religiosi imprigionati nelle carceri siriane nella speranza di radicalizzare l’opposizione al regime. I ribelli siriani denunciano oramai da anni che i comandanti dell’esercito siriano firmano spesso tregue e cessate il fuoco locali con l’ISIS in modo da concentrare i loro sforzi contro i moderati.

8. Come finisce
Dobbiamo rassegnarci all’idea che non esiste una soluzione semplice alla crisi siriana. Appoggiare Assad senza condizioni significa aiutare un dittatore che ha ucciso 100 mila civili dall’inizio della guerra. Non solo è una scelta eticamente inaccettabile, ma significa anche spingere verso il fondamentalismo decine di migliaia di ribelli moderati e quei milioni di siriani che non chiedono altro che la fine della dittatura. Appoggiare i ribelli presenta quasi altrettante difficoltà. Questo non significa che un giorno non saremo costretti a scendere a patti con il dittatore. Stati Uniti e Regno Unito hanno già dichiarato che sono disposti ad accettare Assad come leader siriano anche se solo per un periodo di transizione. Quello che è certo è che la soluzione a questa crisi non risiede nelle avventure di un leader politico che ritiene una buona idea farsi fotografare a petto nudo mentre finge di andare a caccia di tigri siberiane.

Putin

(AP Photo)

Questo è il decimo “dispaccio” di una serie settimanale con cui cercherò di raccontare le guerre che stanno attraversando il mondo musulmano. Qui ho raccontato il progetto. Qui potete trovare gli altri dispacci.

Davide De Luca

Giornalista. Ho scritto per l’Arena di Verona e per l’Agence Europe di Bruxelles. Ho collaborato ad alcuni libri d’inchiesta su CL e la finanza cattolica. Mi piacciono i numeri e l’economia e cerco di spiegarli in modo semplice. Su Twitter sono @DM_Deluca