I falchi e i polli
Nel cortocircuito di queste ore, capita di sentire qualche segnale di dissenso nel Pdl verso la decisione di distruggere il governo delle larghe intese e capita pure che Fabrizio Cicchitto faccia la figura dello statista (ma ancora non è chiaro se sia più Cavour o più Gianfranco Fini). C’è Gaetano Quagliariello, che vuole decidere ascoltando il suo “foro interiore” e non quello di Berlusconi, di Dudù o della Santanchè. C’è Beatrice Lorenzin, che si dimette da ministro ma aggiunge che non aderirà alla nuova Forza Italia. Nel mezzo ci sono gli appelli ai moderati, in un Paese in cui i moderati sono come il cucchiaio di Matrix, semplicemente non esistono, e in compenso abbondano gli smoderati e stanno di casa ad Arcore.
Dopo un pranzo con i cosiddetti falchi, Berlusconi ha fatto dimettere i suoi ministri, aprendo la strada alla crisi di governo. A che pro? Non lo capiscono neanche i suoi parlamentari, ma molti di loro sono costretti ad adeguarsi per evitare di essere impallinati al prossimo giro, quando ci sarà da fare le liste elettorali (soprattutto se rimarrà questa legge elettorale). E forse non lo capiscono neanche gli elettori, che prima di dividersi in falchi e colombe vorrebbero anzitutto evitare la parte dei polli. Nel bieco calcolo dei sondaggi e dei voti, questa crisi quanti consensi porterà al Pdl/Forza Italia, visto che nelle nostre campagne elettorali permanenti sembra essere l’unica cosa che conta? Stavolta per Berlusconi sarà molto difficile incolpare Enrico Letta, specie con scuse deboli come quella sull’aumento dell’Iva.