Caro Pd, ma cosa aspetti?
Si è mai vista una competizione più stramba di questa? È il 3 settembre, Bersani ripete a chiunque glielo chieda che le primarie si faranno, indica più o meno il periodo – fra la fine di novembre e l’inizio di dicembre –, il problema è che ancora nessun organismo del Partito Democratico ha deliberato alcunché; non c’è una data precisa, non ci sono le regole. Si sa che indicativamente il partito vorrebbe mettere alcuni paletti: tetto di spesa e una sorta di elenco degli iscritti. Ma, soprattutto, non c’è la modifica dello Statuto necessaria per consentire ad altri, che non siano il segretario, di partecipare, se c’è una coalizione, alle primarie per scegliere il candidato premier. Molto dipende, certo, anche da come sarà fatta – se sarà fatta – la nuova legge elettorale. Ma dopo aver letto certe dichiarazioni di Rosy Bindi («Non so se si faranno», e comunque, «le primarie di coalizione vanno bene, non va bene che ci siano due candidati del Pd»), viene il dubbio (eufemismo) che nel Pd si traccheggi pur di non farle. Sperando, magari, che la nuova legge elettorale le svuoti di senso, facendole diventare una competizione per scegliere il capolista, o che alla fine arrivi davvero il voto anticipato. Caro Pd, ma cosa aspetti?