Le elezioni ad Alessandria
Alessandria è uno di quei Comuni in cui il 20 e 21 maggio ci sarà il ballottaggio. Al primo turno – 75 mila elettori chiamati alle urne – si erano presentati 16 candidati sindaci e 33 liste con oltre 900 aspiranti consiglieri comunali (la scheda elettorale era lunga 96 centimentri per 31,8 di altezza). «Tutti sputano sulla politica, ma tutti si candidano», chioserebbe Massimo D’Alema. A giocarsela adesso sono la candidata del centrosinistra Maria Rita Rossa (39,62 per cento) e il sindaco uscente di centrodestra Piercarlo Fabbio, fermo al non brillante risultato del 18,29 per cento. Potrà consolarsi sapendo che c’è chi andato peggio di lui, come Mauro Favilla, sindaco uscente di Lucca, arrivato terzo (anche lì ci sarà il ballottaggio). Ma il caso di Alessandria è interessante anche per il risultato del Movimento 5 Stelle. Come osserva l’ottimo Istituto Cattaneo in una delle sue analisi, questa è la città in cui i voti dei beppegrillisti si sono quasi quadruplicati, passando da 1.248 nel 2010 – data delle elezioni regionali – a 4.687 nel 2012.
Angelo Malerba, il candidato, invece, di voti ne ha presi 5.202. Credo sia il caso di cominciare a imparare qualcosa su chi sono questi attivisti, anche perché probabilmente ce li ritroveremo presto in parlamento. Malerba è nato ad Alessandria il 24 maggio 1973, si è laureato a Genova in scienze dell’educazione. Dal 2010 a oggi è borsista presso il distretto di Tortona / Aslal. Ha diverse specializzazioni in counseling.
Nel programma elettorale, il M5S ha picchiato sull’indebitamento del Comune. Per il resto i punti programmatici erano molto simili a quelli standard: «Eliminazione di ogni privilegio per i consiglieri comunali»; «criteri di trasparenza e di merito nella promozione dei dirigenti del comune, delle aziende a capitale pubblico e partecipate dal comune»; «copertura completa del territorio comunale della banda larga. Accesso a Internet gratuito e non filtrato nei parchi e nelle piazze per almeno un’ora al giorno a cittadino»; «obbligo di almeno un “question time” via Internet, aperto ai cittadini, in ogni seduta del consiglio comunale»; «eliminazione dei contributi pubblici comunali per il finanziamento di testate giornalistiche» più una serie di buoni propositi per l’anno che verrà come: «Contrastare lo smantellamento e la delocalizzazione delle industrie alimentari e manifatturiere con un prevalente mercato interno»; «Lotta al precariato con un controllo stringente contro l’abuso di stage, contratti a termine e partite IVA». Nutrita anche la parte animalista: «Tutela delle colonie feline riconoscendo e sostenendo la figura del “gattaro”».
Ora, nonostante qualche tentativo d’avvicinamento del sindaco uscente Fabbio, il Movimento di Beppe Grillo ha detto che non darà nessuna indicazione di voto. Gli attivisti spiegano di non essere «né di destra, né di sinistra, né di centro. Noi siamo avanti!». Insomma sono oltre. E come spiegava Giovanni Sartori in Homo videns già quindici anni fa, «oramai è tutto neo, trans, post». Il «novitivismo» e il beyondism, l’andare oltre, impazzano.