Primarie aperte (ma solo se vinco io)
Funziona così, funziona che il centrosinistra fa le primarie, le fa di coalizione, aperte a tutte e libere, così libere che magari vanno a votare anche quelli dell’altro schieramento (e giù a gridare all’ingerenza, alle infiltrazioni, ai «brogli»). Magari le vince il candidato sgradito all’establishment, il cosiddetto outsider, e il giorno dopo autorevoli dirigenti – di solito del Pd – dicono che, insomma però, ‘ste primarie, saranno davvero utili? Se invece vince il candidato che piace alla dirigenza, le primarie diventano improvvisamente una figata pazzesca. Bisogna però riconoscere che, nonostante tutti i suoi difetti, il Pd finora – Napoli a parte – non ha rimesso in discussione il risultato ma solo lo strumento. A Palermo ha vinto Fabrizio Ferrandelli, ex capogruppo dell’Italia dei Valori in Comune. Ci sono state accuse di brogli e successive richieste di una «candidatura unitaria» (ma che vuol dire?): alla fine i garanti hanno annullato il risultato di un seggio confermando però la vittoria di Ferrandelli. L’Italia dei Valori oggi annuncia che non solo non appoggerà il candidato che ha vinto ma che alle amministrative si presenterà da sola. Ora, qualcuno mi può spiegare a cosa serve fare le primarie, chiedere che siano il più libere possibile se poi alla fine gli sconfitti non riconoscono il vincitore e vanno per conto proprio?