Iscritti al Pdl, a loro insaputa
No, l’immagine che vedete non è un fotomontaggio. Campeggia sul sito del Pdl nella sezione adesioni: sai distinguere il vero dal falso? I primi però a chiederselo dovrebbero essere i responsabili del tesseramento di via dell’Umiltà a Roma, sede nazionale del partito. Dopo Bari, Savona, Vicenza, Modena anche a Salerno i congressi diventano un caso. La procura ha disposto il sequestro di 26 mila tessere. “Sotto i riflettori – spiega oggi Dario Del Porto sulla Repubblica di Napoli – ci sono principalmente le circa 4.500 adesioni raccolte nel territorio compreso tra Scafati, Nocera superiore, Nocera inferiore e Pagani. Circondario che ricade sotto l’influenza criminale del clan D’Auria-Frezza-Petrosino”.
Ieri sono state ascoltate ottanta persone formalmente appartenenti al partito: molti di loro hanno scoperto di essere iscritte al Pdl a loro insaputa. Di sinistra oppure minorenni (e troppo giovani per prendere la tessera). Ma gli inquirenti, secondo i quali dietro l’operazione del tesseramento illegale ci potrebbe essere la camorra, hanno scoperto nell’elenco anche una quindicina di morti. Nel giro di poche ore portavoce e segretari si sono affrettati a spiegare che finora sono stati strumentalizzati singoli casi, cose che capitano in un partito con “milioni di tesserati”. “Non c’è nessun ‘caso tessere’, si tratta di episodi isolati e residuali rispetto al numero elevato dei tesserati”, dice Gregorio Fontana, responsabile del tesseramento.
Altri individuano il punto della questione nella “storica diatriba tra ex An ed ex Fi”, che aumenta la competizione interna e il malaffare. Insomma, per citare D’Alema sul Pd, anche il Pdl è un amalgama mal riuscito. Non tutti fra i berlusconiani campani sono sempre stati convinti della bontà dello strumento. Già a novembre il governatore Stefano Caldoro aveva espresso le sue perplessità, dicendo che “c’è il rischio di infiltrazioni improprie” e che “l’organizzazione del consenso in un partito non si costruisce solo con le tessere, che possono essere un elemento di valutazione, ma occorre puntare a un modello moderno di partito nel quale il tesseramento sia un aspetto marginale”. E i due coordinatori provinciali Antonio Mauro Russo e Antonio Iannone? La loro difesa sembra più un’accusa nei confronti di chi a Roma ha organizzato il tesseramento in maniera troppo disinvolta: “Le procedure di iscrizione al partito – dicono – erano aperte e prevedevano la possibilità per chiunque, e senza un preventivo controllo per il livello provinciale, di operare l’adesione. È ben noto che le schede di adesione, non recanti nemmeno l’indicazione del presentatore dell’aspirante iscritto, potevano essere scaricate da internet ed inviate direttamente a Roma correlate da ricevuta di pagamento individuale e copia fotostatica di un documento di riconoscimento valido”.