Il congresso del PdL di via Colaianni
Truppe cammellate, inspiegabili picchi nel tesseramento a poche settimane dal voto, iscritti che non sanno di essere iscritti. Cose che capitano ai congressi di partito. Più o meno è quello che è successo a Bari, dove il Pdl la settimana scorsa ha eletto il nuovo coordinatore, il senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri. Grazie alla segnalazione a Striscia la Notizia di un paio di esponenti della minoranza del partito, tra cui il consigliere comunale Filippo Melchiorre, è venuto fuori che 139 iscritti su 6.500 risultano residenti al numero 10 di via Colaianni. “Soci di un’associazione hanno deciso di aderire al Pdl e dato come domicilio la sede della stessa associazione, che si trova in via Colaianni 10. Il presidente di questa associazione mi dà incarico formale e professionale di raccontarvi come stanno le cose”, ha detto alle telecamere del tg il deputato e avvocato Francesco Paolo Sisto. Il problema è che a quell’indirizzo non c’è un condominio a vocazione pidiellina ma una società di consulenza, i cui titolari si sono stupiti parecchio quando dal Pdl hanno provato a consegnare le tessere. “Questa non è un’associazione”, ha spiegato a Repubblica Alessandro Papa, amministratore della Area consulting. “E l’appartamento non ospita certamente i numerosi residenti citati”.
Fabio e Mingo, gli inviati di Striscia la notizia, hanno contattato una delle persone dell’elenco, che però ha spiegato di non abitare nello scantinato di via Colaianni né di aver mai sottoscritto la tessera del partito. Sul fatto che le firme siano false, anzi “evidentemente false”, come ha detto l’ex sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, non c’è più alcun dubbio. “Il Pdl – dice Mantovano – non merita tanto disonore. Le 139 tessere in questione ovviamente non inficiano il risultato di domenica scorsa. Chiedo però al coordinatore eletto a Bari e ai dirigenti del mio partito di accertare se si tratta di una iniziativa esterna al Pdl, o se è interna, di individuare l’autore di queste falsificazioni e di estrometterlo dal Pdl”. Sempre che, oltre all’indirizzo, non abbia dato pure un nome farlocco.