Verona, Tosi e la Lega

I primi effetti della Lega versione forza di opposizione si avranno alle prossime elezioni amministrative. A Verona per esempio, terra del maroniano Flavio Tosi, fra i sindaci più apprezzati d’Italia – lo dimostrano anche i dati della ricerca IPR-Marketing pubblicata dal Sole 24 Ore che lo danno quarto in classifica per gradimento fra i cittadini – i leghisti si presenteranno da soli alle elezioni di maggio. Senza Pdl quindi. Nel 2007, il centrodestra sconfisse il centrosinistra guidato da Paolo Zanotto con il 60,7 per cento dei voti. La lista leghista e quella del sindaco insieme valevano oltre il 28 per cento (poco più di Forza Italia e An).

Fra i motivi della scelta di correre per fatti propri, ha spiegato il sindaco uscente, oltre a qualche dissidio locale ce n’è anche uno “nazionale molto forte”. “Adesso io dovrò spiegare ai cittadini veronesi che chiederemo loro 200 euro a testa, compresi anziani e neonati, non perché il comune aumenta le tasse, cosa che non ha mai fatto negli ultimi cinque anni, ma perché chi ha votato la manovra Monti ha chiesto ai cittadini quei soldi e quindi anche il Pdl, che lo ha votato”. E fin qui l’operazione ha avuto il via libera dei vertici del partito. Il problema però è che Tosi vorrebbe presentarsi alle elezioni di maggio con una lista civica, come già fece nel 2007.

Sabato scorso il consiglio della Liga Veneta guidata da Giampaolo Gobbo, sindaco di Treviso, ha stabilito che di liste a sostegno del sindaco ce ne sarà una sola, quella del Carroccio, e stop. Decisioni analoghe sono state prese in Lombardia e Piemonte. “Noi siamo un partito democratico e abbiamo deciso che Tosi è il candidato naturale a sindaco di Verona, perché è stato un buon sindaco. A sostegno di Tosi ci sarà la lista della Lega Nord e, se lo deciderà, il consiglio nazionale della Liga Veneta, le liste civiche, ma non ci saranno liste personali”, ha detto il coordinatore della segreteria nazionale del Carroccio Roberto Calderoli. “Le correnti ci farebbero diventare un partito come gli altri”, ripete sempre Umberto Bossi. E il presidente della Regione Veneto Luca Zaia aggiunge che il divieto di fare liste personali non è una novità. “Nel 2002 iniziai una campagna per la presidenza della Provincia di Treviso con una lista che si chiamava ‘Zaia’ e quella lista si trasformò, prima della campagna elettorale, come lista ‘Forza Marca’”. Per il sindaco Tosi però è un errore: “Visti i sondaggi c’è il rischio di avere un sindaco eletto ma senza una maggioranza rendendo così ingovernabile la città”.

La Lega sarebbe attorno al 20 per cento, mentre la lista civica sarebbe vicino al 24. Se fosse confermato anche nelle urne, il dato ricorderebbe quello ottenuto da Giancarlo Gentilini a Treviso quando, da ex sindaco, si candidò solo al Consiglio comunale per sopraggiunti limiti di mandato e riuscì a prendere 9 seggi con il 20 per cento, mentre la Lega, alleata nella coalizione, si fermò a 7 con il 15,4. Ma soprattutto si ripeterebbe il risultato del 2007: Lista Tosi al 16,4, Lega all’11,7.

La campagna veronese rientra nello schema di fibrillazioni interne alla Lega, con la divisione fra maroniani e quelli del “cerchio magico” bossiano. E per Tosi dietro il veto del consiglio si nasconde proprio lo scontro interno alla Lega. “I motivi sono altri e sono legati a tensioni interne: c’è il congresso nazionale in vista”, dice Tosi, che non ha preso una decisione definitiva sul suo futuro. Il sindaco infatti minaccia anche di non ricandidarsi: “Non ho deciso ancora nulla, trarrò le mie conclusioni”. Ma la soluzione meno radicale alla fine potrebbe essere, semplicemente, quella di cambiare nome alla lista.

 

David Allegranti

Giornalista, blogger. La Stampa, Panorama, Vanity Fair, Foglio, Corriere Fiorentino, Gazebo. Autore di The Boy (Marsilio). Interista. Ghinetti giovani 2012. Su Twitter è @davidallegranti.