domenica 7 Novembre 2021
La pratica di rendere complicato e sfinente il processo di cancellazione degli abbonamenti ai giornali è un tema interessante di riflessione, dal punto di vista dei risultati (dal punto di vista della correttezza e del rispetto degli abbonati la riflessione è invece molto più semplice e ovvia). Da una parte è facile pensare che sia una scelta che compromette molto il rapporto con i lettori e la loro fiducia, e che questo possa avere delle conseguenze anche sulla loro disponibilità a sostenere economicamente la testata in questione. Dall’altra è anche realistico il ragionamento cinico per cui le vittime di questo trattamento sono nei fatti lettori che hanno scelto di cancellare l’abbonamento, quindi già perduti e da trattenere in ogni modo. In mezzo tra queste due posizioni, c’è l’ipotesi che alcuni di quegli abbonati scelgano di cancellare l’abbonamento per ragioni diverse (ragioni di risparmio, ragioni di insoddisfazione) che possano cambiare nel tempo, e a quel potenziale non sia saggio rinunciare. Misurare quest’ipotesi è molto difficile, e il fatto che tanti giornali ricorrano a questi mezzi racconta che la giudicano fragile.
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