domenica 12 Febbraio 2023
Il National Enquirer è un famigerato tabloid scandalistico statunitense, settimanale, che nei decenni (ha 97 anni) si è guadagnato consapevolmente ogni possibile accusa di violazioni etiche: per la implausibilità di molti suoi titoli e storie (che al tempo stesso hanno ottenuto un culto divertito simile a quello che in Italia aveva la rivista Cronaca vera ), per la violenza indiscreta dei suoi gossip sulle celebrità, per le scelte ricattatorie o mercantili con cui decideva cosa pubblicare o cosa no, per le falsificazioni delle notizie e le persecuzioni di molte sue “vittime”. Approcci che gli hanno al tempo stesso dato periodi di grande popolarità, e anche alcuni scoop, oltre a un patrimonio fotografico eccezionale sullo show business americano. L’ultima grana grossa ce l’aveva avuta persino con Jeff Bezos , che ci si era messo in guerra, in una storia che aveva coinvolto accuse anche contro il governo dell’Arabia Saudita. Ma prima c’era stato uno scandalo sull’acquisto da parte del giornale, senza pubblicarla, di una storia imbarazzante per l’allora presidente Trump.
Questa settimana si è saputo che infine il National Enquirer sarà venduto , come da qualche anno aveva chiesto il fondo azionista del gruppo editoriale che possiede la rivista, preoccupato dei rischi e del danno di immagine. Lo comprerà, per poco meno di cento milioni di dollari, una partnership industriale con più pelo sullo stomaco, interessata comunque a un prodotto che è in attivo.
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