domenica 13 Marzo 2022
Una novità che ormai non lo è più nel business della pubblicità online per i giornali, rispetto a quando le inserzioni riguardavano la carta, è la molto minore tracciabilità delle inserzioni da parte degli inserzionisti. Anche per via della diffusione della pubblicità “programmatic” , oggi chi compra pubblicità riesce molto meno a sapere e capire quando e dove questa pubblicità “esca” e appaia e venga vista, e soprattutto da quanti e da chi: sono diventate quindi molto importanti la tecnologia che può dare queste informazioni e la fiducia tra i vari interlocutori che le gestiscono. In Italia il caso più clamoroso e illegale di problemi di questo genere fu la questione delle “copie gonfiate” al Sole 24 Ore , e le informazioni false che furono a lungo indicate agli inserzionisti (ma anche alle strutture pubblicitarie dell’azienda).
Adesso c’è stato un piccolo ma grave incidente negli Stati Uniti, dove Gannett – l’editore di giornali più grande del paese, che pubblica il quotidiano USA Today e 250 altre testate cartacee e digitali – ha dovuto ammettere di avere dato informazioni false agli inserzionisti che usano la sua piattaforma di acquisto e distribuzione di pubblicità, dopo un articolo del Wall Street Journal che lo aveva rivelato: in particolare i banner e le promozioni non erano stati mostrati nei siti e nelle pagine richiesti. A quanto pare, si è trattato di un errore di valutazione sul funzionamento del sistema, e non di una pratica malintenzionata (Gannett non sembra averne ricevuto benefici), ma che gli inserzionisti si sentano garantiti nell’efficacia dei loro investimenti non può essere messo a rischio per un editore.
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