domenica 31 Ottobre 2021
A partire dallo scorso martedì 26 ottobre, anche Ansa – la principale agenzia di stampa italiana – ha introdotto un servizio di abbonamenti per i lettori del sito e un sistema di paywall “poroso”. Si potranno ancora leggere gratuitamente 30 notizie al mese, ma oltre quel limite si dovranno pagare 6 euro al mese o 60 euro all’anno (la promozione di lancio prevede 1 euro per il primo mese e 25 euro per il primo anno).
È una scelta abbastanza inedita (almeno in Italia: Reuters ci aveva provato ma ha dovuto fermarsi), per un’agenzia di stampa: il principale lavoro delle agenzie infatti è da sempre quello di fornire in abbonamento ai giornali e alle pubbliche amministrazioni quello che viene chiamato “notiziario”, e quei guadagni sono per loro di gran lunga la principale fonte di ricavo: per l’Ansa costituiscono oltre l’80 per cento delle entrate. Il servizio al pubblico è nato come ricaduta dell’arrivo di internet e con l’opportunità di raccogliere ricavi pubblicitari dalle pagine web.
L’introduzione dei nuovi abbonamenti ad Ansa si rivolge al mercato dei lettori “ordinari”, cioè chiunque legga le notizie online, ma i maggiori sforzi continueranno a essere rivolti al notiziario per i giornali: sul sito si punterà a fare un servizio di breaking news, e gli articoli più lunghi e approfonditi, per esempio, continueranno a essere pubblicati solo dopo 24 ore rispetto a quando li ricevono i clienti abbonati al notiziario. Nel nuovo abbonamento al sito saranno compresi podcast, newsletter e altri contenuti dedicati; lo stesso sito verrà rinnovato dal punto di vista grafico e ci sarà una nuova app. Gli obiettivi di Ansa con questa operazione sono principalmente due: convincere i lettori che sia necessario pagare per accedere ai contenuti giornalistici (le agenzie sono le principali vittime della disponibilità di notizie gratuite e spesso competitive online) ed esplorare nuove possibilità di ricavi (il mercato dei notiziari in abbonamento, per quanto stabile, è anche piuttosto saturo).
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