domenica 9 Aprile 2023
La newsletter Mediastorm ha spiegato uno dei tanti “ritorni ciclici” sui mezzi di informazione italiani della stessa notizia, in questo caso quella del “sorpasso” di vendite tra i dischi in vinile e i cd.
“È molto probabile che chi ha letto questa notizia abbia avuto un senso di deja-vu. E in effetti, più o meno nello stesso identico modo, la notizia è apparsa in questi anni diverse altre volte su giornali, siti web, blog e post sui social. Riporto giusto, tra i molti, qualche titolo delle principali testate italiane, e la data di pubblicazione:
“Il revival del vinile (che supera il cd). Il sorpasso negli Usa per la prima volta dal 1986” (24 ottobre 2019, Corriere della Sera) — “Musica il vinile supera il CD dopo 30 anni” (22 aprile 2021, Sole 24 Ore) — “Effetto Taylor Swift, il vinile supera il CD. Record da fine anni Ottanta” (28 dicembre 2022, Ansa) — “In Usa vendite vinile battono cd, è la prima volta dal 1987” (10 marzo 2023, Ansa).
Può far sorridere che qualcosa definito “storico” accada quasi ogni anno e, oltretutto, “per la prima volta da circa 30 anni”, eppure va detto che tutti questi titoli sono, sostanzialmente, corretti. Come è possibile? Molto dipende da che metrica viene presa in considerazione (che è un concetto che ho sottolineato più volte anche in questa newsletter). Ad esempio il parametro può essere il valore totale delle vendite (il vinile oggi ha un costo nettamente superiore al cd), oppure il numero di “unità” vendute o quelle stampate, oppure il mercato o l’area geografica alla quale ci si riferisce (Stati Uniti, Italia, mercato globale); o ancora, la finestra di tempo presa in considerazione (i primi sei mesi o l’intero anno) e anche la combinazione di più di una di queste metriche (la prima settimana di vendite di un singolo album nel caso di Taylor Swift). Non c’è dubbio — da qualsiasi punto di vista lo si guardi — che il sorpasso del vinile sul cd sia davvero “storico”, ma ormai è un processo consolidato, enfatizzarlo ad ogni nuovo dato come una novità assoluta, finisce per svilire e banalizzare un “evento” che va comunque sempre contestualizzato (no, non è la rivincita dell’analogico sul digitale ma su un singolo formato “fisico”, il digitale vale comunque sui ricavi totali circa l’82% anche in Italia, nel 2022)”.
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