domenica 29 Settembre 2024
Anche al Washington Post, qualcuno ricorderà, c’è una crisi: rientrata negli ultimi mesi rispetto alle sue manifestazioni più drammatiche, ma che rimane nelle sue ragioni, ovvero un declino negli abbonamenti e nei ricavi dell’azienda. La proprietà, ovvero Jeff Bezos, aveva nominato un nuovo amministratore delegato – Will Lewis – che era intervenuto in modi un po’ spicci nelle sue prime decisioni, aveva fatto dimettere la direttrice e irritato la redazione. E aveva annunciato un nuovo direttore proveniente da Londra, il quale però di fronte alla ribellione dei giornalisti aveva rinunciato. Nel frattempo su Lewis, inglese a sua volta, si erano accaniti molti articoli dello stesso Washington Post e di altre testate americane, rivelando le accuse nei suoi confronti quando era stato coinvolto in un famoso scandalo giornalistico-giudiziario britannico.
Nei tre mesi successivi Lewis e Bezos hanno evidentemente deciso di lasciarla sbollire, sospendendo ogni nuova iniziativa e prendendo toni più concilianti. C’è stata una comunicazione prudente sulla ricerca del nuovo direttore con procedure meno autoritarie, e nel frattempo il direttore temporaneo è Matt Murray, che era stato preso dal Wall Street Journal per dirigere una specifica sezione del giornale.
Questo riassunto delle puntate precedenti serve a mettere nel contesto la notizia di questa settimana di ben 54 licenziamenti al progetto “Arc XP” del Washington Post : l’azienda, su incentivo di Bezos e delle sue sensibilità tecnologiche, aveva creato nel 2015 un proprio software di pubblicazione digitale che aveva poi venduto ad altre aziende giornalistiche e non solo, raggiungendo circa 2500 clienti. Il progetto era stato celebrato come un’originale fonte di ricavo accessoria che sfruttasse il know how esistente dell’azienda. Ma benché i suoi ricavi annui abbiano raggiunto i 50 milioni di dollari, i suoi costi (di sviluppo e consulenza, soprattutto: i dipendenti sono circa trecento) sono molto alti e l’attività è ancora in perdita. L’azienda sta quindi cercando di ridurli affidando a ulteriori software o “intelligenze artificiali” parti del lavoro.
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