domenica 29 Settembre 2024

Cosa è successo a Repubblica con “Italian Tech Week”

La crisi di Repubblica si può a questo punto chiamare crisi, sia per il suo declino di copie vendute e la sua perdita di centralità, ma soprattutto per le relazioni disfunzionali tra proprietà, direzione, redazione e concessionaria di pubblicità. Tra queste parti ci sono state tensioni e contrasti frequenti in questi anni, lo scontro di questa settimana è stato il più sostanzioso e significativo, e ricco di implicazioni e dettagli.

In questo weekend si sta tenendo a Torino un ambizioso evento organizzato che si chiama “Italian Tech Week”: si svolge da tre anni, organizzato da GEDI – l’editore di Repubblica Stampa – ed è stato pensato per dare un ruolo alle testate nella divulgazione di quello che succede nel mondo delle aziende tecnologiche, ma soprattutto per raccogliere ricavi da inserzionisti e sponsor e per promuovere gli interessi delle aziende appartenenti alla stessa società di GEDI, che si chiama Exor, è posseduta dalla famiglia Agnelli-Elkann e di cui fa parte tra le altre la grande azienda automobilistica Stellantis.
E questi due obiettivi rappresentano oggi i soli interessi di Exor a possedere dei giornali: renderli un po’ più remunerativi attraverso la pubblicità e usarli per sostenere le attività invece remunerative delle altre società. Quindi “Italian Tech Week” è un’occasione esemplare e prioritaria.

Per queste ragioni da quest’anno l’evento è stato sottratto alla direzione di un giornalista interno alla redazione – Riccardo Luna, responsabile della sezione Italian Tech di Repubblica Stampa – e affidato piuttosto a Vento, la società di Exor che si occupa di investimenti nelle startup tecnologiche. Scelta che però non è stata comunicata alla redazione, e scelta che ha immaginato di poter contare ancora sugli spazi promozionali dei quotidiani GEDI. E così, nelle scorse due settimane, ai giornalisti di Repubblica sono iniziate ad arrivare richieste molto dettagliate da parte di Exor sulle interviste da fare e i contenuti da produrre per promuovere “Italian Tech Week” e i suoi sponsor sul giornale e sul suo allegato speciale dedicato.

A questo punto, alcuni lettori di Charlie potranno dire: ma non accade regolarmente che nei maggiori quotidiani – soprattutto nelle pagine dell’Economia ma non solo – una quota di articoli sia dedicata agli inserzionisti pubblicitari e alle loro richieste, senza che questo sia reso chiaro ai lettori? La risposta è sì, ma questo avviene dentro una consuetudine tollerata (pur con un’asticella spostata più in basso ogni mese che passa) di lavoro dei giornali e delle redazioni: la pubblicità serve, la concessionaria insiste (ovvero la società del gruppo che vende la pubblicità), si discute e si fanno resistenze, ma anche molti compromessi considerati inevitabili.

Stavolta però i compromessi – enormi: l’inserto dedicato è solo una raccolta di celebrative interviste agli sponsor – sono stati di fatto degli ordini, e sono arrivati da un’azienda esterna al gruppo editoriale GEDI. E quando hanno cominciato a circolare dettagli ancora più concreti sulla “vendita” dei contenuti giornalistici, il Comitato di redazione ha consultato i giornalisti, che hanno deciso una vivace protesta e uno sciopero di due giorni, mercoledì e giovedì: «Questa redazione non ha mai venduto l’anima».
(in mezzo ci sono state le dimissioni del responsabile dell’Economia, respinte dal direttore di Repubblica Maurizio Molinari)

Due giorni di sciopero contro l’editore sono già una cosa piuttosto grossa. Due giorni di sciopero che impediscono l’esecuzione degli obiettivi maggiori dell’editore – quelli citati sopra – annullando l’uscita in edicola e la pubblicazione online di tutti i contenuti (pubblicitari o presunti giornalistici) dedicati alla “Italian Tech Week”, sono una risposta drastica e bellicosa (questo è lo spazio dedicato all’evento giovedì dalla Stampa, che non ha scioperato). E infatti questa volta la proprietà – colpita nei propri interessi economici: a quelli del giornale si è finora mostrata assai indifferente – risulta piuttosto seccata, e sono circolate molte voci e allarmi persino di vendita di Repubblica o di GEDI, senza nessuna concretezza fin qui. Ma una piccola reazione è stata la decisione di trasmettere sul sito di Repubblica – che sarebbe stato in sciopero – la prevista diretta dell’evento di Torino, per conservarle una visibilità: con nuove proteste della redazione.

E a questo punto, alcuni lettori di Charlie potranno dire: ma questa collaborazione tra redazioni ed eventi sponsorizzati non avviene ormai in molte importanti testate tradizionali? E la risposta è sì, e avviene grazie a progetti condivisi e collaborativi tra le priorità giornalistiche e quelle di sostenibilità economica, progetti in cui si è lavorato molto sull’innovazione editoriale, sulla priorità del digitale, sulla credibilità dell’indipendenza giornalistica che garantisce credibilità alle attività sponsorizzate. L’impressione è che invece la proprietà del gruppo GEDI non sia stata capace finora di nessuna visione innovativa e lungimirante sui giornali che ha deciso di comprare cinque anni fa (li ha venduti quasi tutti, tenendo solo i due maggiori) e oggi pretenda solo di servirsene e limitare le perdite, sfruttando come può, e senza coinvolgerle, imprese che ritiene fallimentari e problematiche al servizio di quelle di maggior visione e floridità economica. E a un certo punto quelle prime imprese – i giornali – se ne sono accorte.

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