domenica 15 Ottobre 2023
In questi anni si è molto discusso dei rapporti che Google e Meta (la società che possiede Facebook e Instagram) hanno con le organizzazioni giornalistiche. Ci sono due fronti di contesa internazionale, con dibattiti e sviluppi legislativi: uno riguarda l’uso dei contenuti dei siti di news da parte di Google sui suoi servizi e sul suo motore di ricerca; l’altro riguarda l’enorme quota di investimenti pubblicitari che Meta e Google – con la loro potenza tecnologica e oligopolistica – hanno sottratto ai giornali e alle loro concessionarie pubblicitarie. Nel primo caso Google ha spesso risolto la questione pagando (soprattutto con il progetto Showcase) diversi gruppi editoriali in tutto il mondo per evitare che avanzassero maggiori pretese. Meta sta invece disinvestendo da tempo nei rapporti con i giornali, ritenendo che i costi superino i benefici. Sulla seconda questione le aziende giornalistiche – singolarmente o associate – stanno chiedendo in molti paesi che siano imposti dei contributi per legge a compensazione dei ricavi “sottratti”.
Il confronto è diventato più animato dopo l’approvazione di una legge in Australia che costringe Google e Facebook a compensare i giornali per i link ai loro contenuti: negli Stati Uniti, in Canada e nel Regno Unito gli editori si stanno muovendo per ottenere leggi simili.
Il Daily Mail – tabloid inglese capace di grandi inaccuratezze e falsificazioni ma anche di raccogliere informazioni esclusive – ha però scritto questa settimana che il Primo ministro britannico Rishi Sunak avrebbe delle simpatie per le aziende tecnologiche che lo renderebbero indulgente rispetto alle loro richieste di rallentare l’approvazione di un progetto del governo in questo senso: può darsi che sia solo un intervento del Daily Mail per scongiurare simili resistenze, essendo il giornale parte interessata.
Charlie è la newsletter del Post sui giornali e sull'informazione, puoi riceverla gratuitamente ogni domenica mattina iscrivendoti qui.