domenica 3 Luglio 2022
È un periodo in cui sembrano rallentare, ridimensionarsi o addirittura invertirsi le attenzioni – spesso in effetti eccessive – rispetto a questa o quella “next big thing” che per periodi diversi e in misure diverse è sembrato dovesse cambiare il mondo: in misure diverse cose diverse come Clubhouse, gli NFT, i bitcoin e persino il metaverso, stanno attraversando periodi di scetticismi o svalutazioni, e in alcuni casi le crisi sono concrete mentre in altri sono spinte anche dalle cicliche curve dello hype e delle necessità mediatiche e umane di comunicare novità. Quindi prendetela con cautela che nel calderone da qualche tempo ci sia anche Substack, il servizio di gestione di newsletter a pagamento che ha guadagnato grandi interessi, grandi investimenti e grandi partecipazioni negli ultimi due anni, e a cui è stato attribuito un grande ruolo nella prospettiva di nuove forme individuali di informazione.
Ora la cosa sta un po’ passando – che spesso significa solo una normalizzazione – ma non in modi indolori: questa settimana Substack ha licenziato 13 persone su 90, ma come spiega il New York Times questo non racconta solo un problema di Substack quanto un problema di investimenti nelle startup e nei progetti ancora in cerca di un modello di business: investimenti che in questo periodo incerto si stanno molto ritirando.
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