domenica 14 Gennaio 2024
La stessa settimana in cui venne spedita per la prima volta questa newsletter, il Post aveva pubblicato un articolo sul successo di una nuova piattaforma dedicata alla progettazione, invio e monetizzazione di newsletter, Substack. Quel successo è proseguito e Substack ha favorito la nascita di moltissime newsletter in tutto il mondo e la creazione di notevoli fortune economiche, con una strategia molto attiva di arruolamento degli autori più promettenti o noti e di promozione dei loro contenuti, che aveva rimesso in discussione le irrisolvibili questioni sulla differenza tra piattaforme ed editori.
Negli ultimi mesi, però, le difficoltà di Substack – tipiche di ogni piattaforma e del suo tentare di non essere “editore” – nella moderazione e selezione dei contenuti d’odio e razzismo sono diventate un caso grosso. Molti autori importanti hanno protestato perché Substack non solo “ospita” newsletter di questo genere e consente loro di raggiungere i loro pubblici, ma perché finisce per promuoverle e mostrarle a pubblici nuovi, favorendone la crescita e aumentando la diffusione dei loro riprovevoli contenuti. La risposta di Substack a queste accuse è stata piuttosto goffa e ondivaga, e diversi autori e articoli stanno parlando di una “crisi”: che è di sicuro una grave crisi di immagine (alcuni autori importanti stanno cambiando piattaforma di newsletter), sarà da vedere quanto influirà sul funzionamento e i successi di una rete enorme come quella costruita in questi quattro anni. L’ultimo consuntivo della storia è in questo articolo dell’ Atlantic, mentre qui Casey Newton – esperto e seguito giornalista di tecnologia – spiega perché ha deciso di abbandonare Substack con la sua newsletter Platformer, che ha 170mila iscritti.
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