domenica 18 Ottobre 2020
Non basta il caso Callimachi, al giornale più importante e ammirato del mondo. Un opinionista ha criticato nella autonoma sezione dei commenti il celebrato progetto “1619” del giornale, dedicato a una revisione della storia degli Stati Uniti che superi le rimozioni sulla schiavitù e sul suo ruolo. Progetto che ha vinto premi, ha influenzato il dibattito, ma è stato anche molto attaccato, e pure da Donald Trump, diventando un pezzo importante del lavoro di “militanza” civile del New York Times di questi anni. Ma questa settimana Bret Stephens si è associato alle critiche, contestando sullo stesso New York Times la confusione tra il lavoro degli storici e dei giornalisti, e i suoi pretesi conseguenti errori in 1619. È intervenuto lo stesso direttore del giornale Dean Baquet, con un commentoprotettivo del progetto e della sua responsabile, e piuttosto furioso.
Negli stessi giorni, nel suo piccolo, il critico teatrale da 27 anni del New York Times ha annunciato che lascerà il giornale indicando in un commento del direttore sull’inutilità del suo ruolo una delle ragioni.
Tutto questo segue altre polemiche interne diventate molto pubbliche nei mesi passati, e insomma sono giornatine, al New York Times.
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