domenica 2 Aprile 2023

Si mette peggio a Mosca

L’arresto di un corrispondente del Wall Street Journal a Mosca, accusato di spionaggio – oltre alle preoccupazioni singolari del caso – aumenta ancora di più la pressione intorno alla libertà dei giornalisti occidentali che raccontano la Russia, e le cautele che devono avere. Ne avevamo parlato qualche settimana fa, sono cautele inevitabili, e di cui i lettori e gli spettatori devono essere consapevoli. Marco Imarisio, esperto inviato del Corriere della Sera che nell’ultimo anno è stato molto in Russia, ne ha parlato nel suo articolo sull’arresto di Gershkovich.

“È difficile spiegare cosa significa fare giornalismo nella Russia di oggi. Chiunque ci abbia provato dopo l’inizio della cosiddetta «operazione militare speciale» ha un episodio in tasca che racconta bene l’ansia e l’incertezza, che ogni tanto capita di provare. Quella volta che in una città di provincia ti hanno sequestrato il passaporto per un’ora, quella volta che un poliziotto ti ha obbligato a salire su un furgone perché avevi parlato con un manifestante. Poteva andare in un modo o nell’altro, o almeno la sensazione è sempre quella, che ci è mancato poco”.

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