domenica 23 Giugno 2024

Si mette male al Washington Post

Le vicissitudini del Washington Post questa settimana hanno fatto un ulteriore salto di qualità, e sono diventate LA storia nel mondo dei giornali americani. Come avevamo scritto solo due settimane fa, la sintesi iniziale della storia era: “grande e ammirato quotidiano americano, con una storia da cinema, viene salvato dal declino dal padrone di Amazon, risorge e torna protagonista per un breve periodo, ma poi va in nuova crisi economica e di lettori”. Quello che è successo nell’ultimo mese è quindi stato: “il padrone di Amazon decide di chiamare un manager londinese nel ruolo di publisher a rimettere in ordine i conti, il quale costringe la direttrice alle dimissioni, maltratta la redazione mettendola di fronte alla crisi, e fa alcune proposte editoriali poco chiare e un po’ preoccupanti”.

Ma nel frattempo la storia è diventata soprattutto: “il giornale reagisce criticando la scelta di un nuovo direttore – inglese anche lui -, allarmandosi degli approcci britannici all’etica giornalistica, e disseppellendo, con altre testate, un po’ di scheletri dall’armadio del publisher”. Il quale, Will Lewis, ha una carriera di ruoli importanti in importanti testate, ma che lo hanno anche coinvolto nel famigerato scandalo dei tabloid britannici, che continua ad avere strascichi processuali nel Regno Unito.

E quindi arriviamo agli ultimi giorni: nei quali nuove accuse di antichi comportamenti scorretti e forse illegali da parte di Will Lewis e del potenziale direttore sono stati raccontati dallo stesso Washington Post, dal New York Times, da NPR, dal Financial Times e da CNN (il Washington Post ha incaricato un suo giornalista di guidare le inchieste e gli aggiornamenti sulla vicenda). E nei quali è infine intervenuto il padrone dell’azienda, Jeff Bezos, con un messaggio ai maggiori responsabili della redazione che ha cercato di essere rassicurante ma ha evitato di difendere esplicitamente Lewis: in modo da tenersi libero di sacrificarlo se le cose dovessero precipitare. E un po’ stanno precipitando, con autorevoli giornalisti – del Washington Post e non – che sostengono che la convivenza tra Lewis e la redazione non sia recuperabile. Ma soprattutto con la rinuncia di Robert Winnett – il direttore incaricato che avrebbe dovuto prendere servizio a novembre -, del quale venerdì si è saputo che rimarrà invece al Daily Telegraph, a Londra.

La decisione di Winnett da una parte indebolisce ulteriormente Lewis che lo aveva scelto, dall’altra gli dà l’occasione di rimpiazzarlo con un direttore più ben visto dalla redazione, e attenuare i dissapori. Ci saranno sicuramente altri sviluppi presto.

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