domenica 21 Maggio 2023
Lo scorso marzo il Guardian, uno dei più importanti quotidiani britannici divenuto tra i maggiori siti di news globali, ha introdotto una forma di paywall per utilizzare la sua app: agli utenti che attualmente non pagano per avere completo accesso all’app viene richiesto di sostenere il quotidiano con un contributo economico dopo che hanno letto un determinato numero di articoli: un pagamento mensile di 10 sterline o più.
L’introduzione del paywall si limiterà all’app, mentre il sito internet del giornale continuerà ad essere disponibile per tutti gratuitamente. L’obiettivo del giornale è trovare nuove forme di finanziamento a supporto dei suoi progetti, oltre all’attuale modello di entrate attraverso contributi volontari dei lettori: dal 2015 il Guardian utilizza un sistema di abbonamenti in cui gli abbonati sostengono il giornale, attraverso diverse formule, senza esservi costretti e senza che gli articoli siano preclusi agli altri lettori. Scelta che resta più unica che rara tra le maggiori testate internazionali (tra le altre, è quella del Post , ndr), che negli ultimi anni hanno tutte introdotto limitazioni estese alla fruizione dei contenuti per chi non ne paghi l’accesso con qualche forma di abbonamento o “subscription”.
Questo approccio del Guardian, apparentemente apprezzabile e generoso nei confronti degli utenti, è stato criticato nei giorni scorsi in un articolo sul sito PressGazette (che si occupa delle stesse cose di questa newsletter) dal direttore di un sito di news culturali e satiriche che sostiene che in questo modo verrebbero danneggiati i siti di news alternativi che faticano a far crescere il numero dei propri abbonati fino a che esiste un’opportunità gratuita come quella del Guardian.
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