domenica 24 Marzo 2024

Senza le agenzie

La notizia più commentata tra chi si occupa di giornali negli Stati Uniti questa settimana è stata la rinuncia a usare i servizi dell’agenzia Associated Press da parte di due importanti aziende giornalistiche, Gannett e McClatchy: Gannett è editore di oltre 500 media digitali e giornali cartacei e digitali, tra cui USA Today, uno dei pochi grandi quotidiani nazionali statunitensi; McClatchy pubblica una trentina di quotidiani (tra cui il Miami Herald e il Sacramento Bee) e diversi siti di news.
Associated Press è la più famosa e stimata agenzia di stampa internazionale, creata nel 1846 da un consorzio di giornali newyorkesi per condividere costi e lavoro di copertura giornalistica. Da allora è diventata un servizio essenziale per quasi tutti i quotidiani americani e per moltissime testate internazionali, offrendo notizie, immagini, articoli che richiedono impegni e investimenti impossibili per un singolo giornale: creando una rete di redazioni e corrispondenti enorme in tutto il mondo. Molti quotidiani americani hanno sempre ospitato diversi articoli – soprattutto sui fatti internazionali – firmati semplicemente “AP”.

Per questo la scelta di Gannett e McClatchy è considerata storica ed esemplare dei tempi: le sue ragioni sono una riduzione dei costi (i servizi di AP sono comunque costosi) e un’idea – tutta da confermare – che l’offerta di news online renda meno competitivo il servizio di AP sui quotidiani locali, e più importante spostare le priorità sulle informazioni locali. Ma in molte delle redazioni interessate ci sono già state proteste  per l’abbassamento della qualità dell’offerta e scetticismi sul fatto che l’editore intenda davvero investire i soldi risparmiati nelle redazioni e nel giornalismo.

Associated Press da parte sua si è detta dispiaciuta, per quanto comprensiva delle necessità dei due editori, e intenzionata a proseguire trattative per possibili nuovi accordi: e ha comunicato che la varietà dei suoi servizi ha diversificato in questi anni i suoi clienti e che i quotidiani statunitensi costituirebbero oggi solo il 10% dei ricavi dell’azienda.

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