domenica 17 Dicembre 2023
La scorsa settimana Charlie ha cercato di riassumere la storia del giornale gratuito italiano Metro, citando le vicende che hanno riguardato i giornalisti, che lavorano con forme di contratti di solidarietà dal 2012, e il punto di vista dell’editore Salvatore Puzzo. L’editore aveva detto che per Metro «non ci sta un piano di dismissione, ma ci sta un piano di resilienza importante. La finalità editoriale è quella di continuare per almeno altri 23 anni, non di chiudere domani». Martedì il comitato di redazione (l’organo di rappresentanza dei giornalisti nei confronti dell’editore) ha pubblicato una nota che dice: «il termine “resilienza”, tanto di moda nel contesto imprenditoriale è riferito ad aziende in grado di cogliere le opportunità anche nelle situazioni negative e rafforzandosi grazie alla risoluzione dei problemi. Peccato che nel nostro caso i problemi (dal vuoto di idee e investimenti sul quotidiano cartaceo all’aleatoria presenza sul web) non siano stati neanche lontanamente affrontati, men che meno risolti; mentre le misure prospettate – che renderebbero impossibile garantire la dovuta qualità informativa e porterebbero a salari indegni – non sono certo “opportunità” né per chi scrive, né per chi legge Metro». E la nota si conclude: «proporre una solidarietà all’80% e una “navigazione a vista”, continuando solo ad accompagnare il declino della testata e senza alcuna strategia a lungo termine, significa voler chiudere se non domani, dopodomani».
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