domenica 12 Marzo 2023
Gli sconti sugli abbonamenti alle edizioni digitali dei quotidiani – come abbiamo visto anche parlando di dati di diffusione – continuano a essere una pratica molto sfruttata da alcune testate italiane: è una scelta che permette di aumentare molto il numero degli abbonati, ma con la controindicazione di un ricavo molto esiguo. Le ragioni per cui chi segue questo approccio è disposto ad affrontare questo sacrificio economico sono sostanzialmente due: una è che i grandi numeri di abbonati sono comunque un capitale “vendibile” presso gli inserzionisti pubblicitari e in termini di promozione del brand; l’altra è che “agganciare” degli abbonati gratuiti o quasi è già metà dell’opera, e in prospettiva diventeranno abbonati paganti. O perché apprezzeranno l’offerta, o perché si dimenticheranno di cancellare, o perché la cancellazione gli sarà resa molto difficile con la richiesta di pratiche farraginose e ostili.
Esempi più estremi sia della misura e quantità di questi sconti che della complessità di questi ostacoli si trovano sul web e sui social network, o nelle esperienze di ognuno: il Corriere della Sera ha offerto una “promo Festa della donna valida solo fino all’8 marzo” di accesso al sito per un anno per soli 19 euro e 99, e in un’altra promozione propone anche sei mesi per sei euro . Il gruppo GEDI – che pubblica Repubblica e Stampa – continua invece a pretendere operazioni impegnative per ottenere la cancellazione degli abbonamenti.
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