domenica 11 Giugno 2023
Il Manifesto ha pubblicato sabato – all’interno del suo inserto culturale Alias – una interessante riflessione del grafico Andrea Mattone sulla povertà creativa e grafica di alcuni nuovi o rinnovati piccoli quotidiani.
“Credo che la risposta sia questa: so cosa e come scrivere sul mio giornale ma non so come mettere la notizia in pagina e forse poco m’importa. C’è una scissione che prima non c’era tra contenuto e contenente. L’apparato di titoli, articoli e tutto il corredo necessario che serviva all’informazione è come se fosse superfluo. L’architettura è crollata. Insomma si è tornati indietro, quando le pagine dei quotidiani erano montate in tipografia e l’unica cosa importante era far entrare più notizie possibili e chiudere in tempo. A parte pochi esempi, dalla nascita dei giornali — circa metà del 1600 – fino agli anni ’70 le cose sono andate così. Il cambiamento è avvenuto grazie alla tecnologia e all’influsso di una nuova generazione di grafici che hanno convinto editori e direttori che il quotidiano non era solo un raccoglitore di notizie ma un media esso stesso, e come tale andava trattato. Ora che la tecnologia è gigante e che la grafica è considerata una vera professione sono i nuovi direttori che considerano la fattura del loro giornale come un abbellimento, convinti forse del fatto che basta la loro parola per entusiasmare i lettori”.
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