domenica 24 Aprile 2022
“Per oltre un secolo la New York Times Book Review è stata una delle istituzioni più influenti, se non la più prestigiosa, nella letteratura americana”. Inizia così un lungo articolo sul settimanale americano The Nation dedicato alla storia, alle fortune e alle incerte prospettive del supplemento letterario del New York Times , alle prese – racconta l’articolo – con i cambiamenti che internet e i social network stanno portando anche all’informazione e promozione sui libri, e con la sostituzione della sua direttrice, che ha annunciato il suo passaggio alla sezione delle opinioni del giornale. Il tratto più noto dell’approccio all’informazione editoriale della New York Times Book Review è la sua neutralità (una specie di Svizzera, dice The Nation ) e la sua scelta di avere recensioni che informano piuttosto che interpretare o giudicare, con attenzioni ecumeniche e “terze” su tutte le uscite: scelta che nei decenni (la testata ha 126 anni) è stata anche molto criticata da una parte di mondo letterario che predicava la necessità di “critica”, di scontro, di vivacità, lacrime e sangue, nella discussione culturale (l’altrettanto famosa rivista New York Review of Books nacque nel 1963 rivendicando proprio questo opposto pensiero). Negli ultimi anni la New York Times Book Review si è mossa verso formati di informazione più contemporanei e appetibili per i social network, ma sempre cercando di raggiungere sia gli appassionati di libri e letteratura che pubblici più larghi e più estranei, e secondo The Nation le due ambizioni difficilmente possono convivere.
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