domenica 9 Giugno 2024
Traffic, il libro di Ben Smith pubblicato dal Post con “Altrecose”, racconta a un certo punto la concitata pubblicazione da parte di Buzzfeed News – di cui Smith era al tempo direttore – del “dossier” sulle presunte e poi smentite collusioni russe di Donald Trump, e le questioni etiche relative: con una quota di autocritica non tanto sulla scelta in sé ma sul non aver preso in considerazione la lettura che ne sarebbe stata fatta. Non solo le destre, spiega Smith, vogliono credere ai complotti dei loro nemici.
“Osservavo con crescente disagio come il Dossier portasse molti Democratici istruiti, che aborrivano le assurde teorie cospirative propalate dai sostenitori di Trump, a comportarsi come loro. Se i fanatici trumpiani farneticavano di presunti omicidi commessi dall’ex presidente Clinton e sua moglie ai danni di oppositori politici (il cosiddetto «Clinton body count») o del complotto del «Pizzagate», un presunto giro di prostituzione minorile in alcune pizzerie e altri locali di Washington, ora i Democratici leggevano il dossier di Steele e univano i puntini. Ritwittavano thread sulla misteriosa sosta in North Carolina dell’aereo di un oligarca russo, prima a loro sconosciuto e ora diventato un personaggio inquietante. La loro figura di riferimento era Louise Mensch, un’ex esponente politica britannica di grande carisma sbarcata a New York su invito di Rupert Murdoch per dare vita a Heat Street, che nelle intenzioni doveva rappresentare una risposta della destra istituzionale allo Huffington Post. Ma ormai era troppo tardi, sia per la storia di internet sia per quella del conservatorismo americano: il suo stile algido e raffinato non poteva competere con breitbart.com e Benny Johnson nell’adesione al nuovo ordine dell’ottuso populismo di destra. Mensch, al contrario, riponeva una fiducia di stampo prettamente britannico in una qualche sorta di «deep state» in grado di rimettere a posto le cose – smascherare Donald Trump, far fuori Steve Bannon – con ogni mezzo necessario”.
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