domenica 11 Settembre 2022
Come sapete, mentre Charlie era in vacanza c’è stata una vivace polemica intorno alla strumentalizzazione politica di uno stupro a Piacenza: ma la questione era anche giornalistica, perché quel video era stato pubblicato dai siti di alcuni quotidiani dello stesso gruppo editoriale. Una settimana fa Carlo Felice Dalla Pasqua – giornalista al Gazzettino , uno dei quotidiani in questione, da molti anni: e da molti anni attento ai problemi dell’informazione e al cambiamento digitale – ha deciso di pubblicare un proprio messaggio di scuse, rammaricandosi che non lo abbia fatto il suo giornale.
Il testo di Dalla Pasqua è interessante anche perché sottolinea una cosa che abbiamo spesso sostenuto su Charlie: che le responsabilità delle scelte dei giornali, e anche dei loro errori, delle loro colpe, delle loro cose deprecabili, dell’assenza di scuse o spiegazioni, stia soprattutto sulle spalle di chi il giornale lo rappresenta, anche quando ci sono un nome e un cognome che firmano un articolo.
Non volevo un attacco a una collega o a un collega che ha sbagliato, lungi da me: mi aspettavo che qualcuno con l’autorità di rappresentare i giornalisti del Gazzettino intervenisse quantomeno all’interno del giornale per aprire un dibattito e capire come correggere l’organizzazione; mi aspettavo che spiegassimo a chi ci legge che è stato commesso un errore, un errore molto grave, perché ha reso riconoscibile la vittima di una violenza sessuale, stando a quello che lei stessa ha detto . L’etica giornalistica ci impone di correggere gli errori, la morale personale ci chiede almeno di scusarci. Quello che hanno fatto o faranno Procura della Repubblica, Garante della privacy e Consiglio di disciplina dei giornalisti non mi interessa qui, perché questo è un problema più importante di un problema legale, è un problema etico. Non è successo nulla di quello che speravo e che avevo chiesto ripetutamente al Comitato di redazione del Gazzettino. Per questo, dopo una dozzina di giorni, ho deciso di scrivere io queste scuse, anche se sono un semplice giornalista e posso rappresentare soltanto me stesso.
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