domenica 12 Novembre 2023
Nella sua newsletter Appunti Stefano Feltri, ex direttore del quotidiano Domani , ha esposto quella che secondo lui è la maggiore differenza tra il lavoro dei giornali oggi e quello pre digitale: di fatto, lo spostamento verso un lavoro di “aggregazione” di contenuti disponibili rispetto alla produzione di contenuti diversi e originali per ciascun giornale (e “la fine degli scoop”), e la sensazione trasmessa (ma anche ricevuta) ai lettori giovani che le informazioni siano le stesse per tutti, indipendenti dalle singole testate.
“Finiti i soldi per pagare lunghe inchieste, reportage, sedi di corrispondenza all’estero o trasferte nell’immediatezza di grandi eventi, anche le redazioni dei giornali si dedicano per gran parte della giornata a leggere e ordinare contenuti già prodotti da qualcun altro. Che vengono riassunti, commentati, copiati, spiegati, ma sempre con uno sforzo di secondo livello.
Talvolta questo processo viene mascherato – con grande dispendio di energie – nel tentativo di convincere il lettore che le informazioni sono di prima mano: alcuni grandi giornali mantengono corrispondenti che nella stragrande maggioranza degli articoli riassumono e citano la stampa locale, o mandano inviati anche in situazioni difficili – tipo Gaza – per poi chiedere loro di scrivere pezzi brevi con dentro le informazioni principali della giornata, lette sulle agenzie.
Quello che conta è che il pezzo venga “datato” nel modo giusto, cioè che certifichi la presenza sul posto del giornalista”.
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