domenica 10 Luglio 2022
L’editore GEDI ha annunciato questa settimana – con diverse pagine dedicate sui propri quotidiani Repubblica e Stampa – l’acquisto del 30% di una società che si chiama Stardust, con la prospettiva di acquisirla interamente nei prossimi anni. Stardust si occupa di costruire e sfruttare il successo dei cosiddetti “influencer” e “creator” (il secondo termine è stato introdotto praticamente come sinonimo da qualche anno per attenuare l’accezione spesso negativa del primo e includervi attività di qualità maggiore), ovvero di chi ha saputo creare un grosso seguito personale sui social network e lo usa per un lavoro in parte di comunicazione su molti temi diversi (di solito molto egocentrico) e in parte di promozione commerciale di partner e sponsor, con ritorni economici che possono essere molto sostanziosi e interessanti. Le attenzioni verso questa forma di promozione e sui suoi risultati sono cresciute tantissimo da parte delle aziende, e questo è andato anche a scapito del business dei giornali, la cui capacità di essere strumenti pubblicitari efficaci è diventata meno competitiva: molti brand e prodotti preferiscono investire sugli influencer piuttosto che sugli spazi sui mezzi di informazione, e ne ottengono maggiori risultati (senza dover affrontare le peraltro fragili limitazioni etiche dei giornali rispetto alla commistione dei contenuti con la pubblicità).
Contemporaneamente, gli influencer sono i beneficiari delle maggiori attenzioni da parte dei lettori più giovani, della cui perdita irrecuperabile si lamentano da molti anni i giornali.
La scelta di GEDI prende atto di queste tendenze e invece di cercare di opporvicisi – ambizione in questo momento piuttosto disperata – prova ad adeguarsi al cambiamento. Con implicazioni e rischi rispetto alla perdita di priorità della mission principale di un’azienda giornalistica, ma forse con avvedutezza commerciale, come sostengono i molti articoli pubblicati da GEDI in questi giorni.
“I ragazzi, si sa, oggi stanno sui social, ma non sugli altri media. In Italia la Generazione Z e i Millennials trascorrono più o meno 3 ore al giorno sulle diverse piattaforme (Facebook e Instagram, con TikTok e Twitch in forte crescita), ma non frequentano siti o altre fonti di informazione tradizionali, meno che mai i giornali. Per costruire il suo futuro e avvicinare anche il target dei giovanissimi, che nessun gruppo editoriale tradizionale sta raggiungendo, Gedi stringe una partnership con Stardust, un innovativo media specializzato nella comunicazione sui social, acquistandone il 30% del capitale”.
“È un mestiere serio, che permette di fare soldi per davvero (tanti, e anche in Italia) e per cui si può essere portati o avere un’inclinazione, ma che comunque va imparato, come qualsiasi mestiere. A scuola, anche. E se non in una scuola, in una casa che sembra una scuola. E la Stardust House, che prende il nome dall’omonima azienda di cui Gedi ha appena acquistato il 30%, è proprio questo: è una villa di 1500 metri quadrati con piscina, palestra e parco, aperta il 4 luglio del 2020 a Briosco, in provincia di Monza, che appunto funziona come una specie di scuola da influencer. Semplificando, è quella che si definisce content house, cioè è una casa in cui le persone si ritrovano per creare contenuti ma anche per imparare, una specie di via di mezzo fra Amici (per la parte dell’apprendimento) e il Grande Fratello (perché quello che succede all’interno si vede all’esterno)”.
Charlie è la newsletter del Post sui giornali e sull'informazione, puoi riceverla gratuitamente ogni domenica mattina iscrivendoti qui.